Napoli Sotterranea: biglietti, orari e dove si trova
/0 Commenti/in Arte, Attualità, Mostre /da Riccardo MartinelliTutto quello che devi sapere per visitare Napoli sotterranea
Stai visitando Napoli? Allora non può mancare l’acquisto dei biglietti della Napoli sotterranea. Una tappa obbligatoria per i turisti e i cittadini, un’escursione che ti mostrerà questo substrato che sorregge la città da oltre 5.000 anni. Una grande rete di cunicoli, gallerie, catacombe, acquedotti, cisterne e spazi scavati ed utilizzati dall’uomo, sin dalla fine della preistoria fino a pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un mondo a parte a 40 metri di profondità, che occupa un’area di oltre 2.000.000 metri quadri, con 40 km di cunicoli, di cui solo il 10% visitabile, che si estende per tutta la città, partendo dal centro storico. Scopriamo insieme l’altra faccia di Napoli, misteriosa e altrettanto ricca di storia, quanto quella in superfice. In questo articolo troverai tutto quello che devi sapere per visitare Napoli sotterranea: biglietti, orari e prezzi delle visite guidate, le sue origini e storia e i vari percorsi e ingressi sparsi in città, per un’emozionante esperienza unica al mondo.
Cos’è Napoli sotterranea: storia e origini
Le origini e la storia di Napoli sotterranea sono strettamente legate alla conformazione morfologica e geologica del territorio partenopeo, composto in gran parte dal tufo. Un tipo di roccia di matrice vulcanica con particolari caratteristiche come leggerezza, friabilità e stabilità, ideale per essere usato come materiale da costruzione.
I primi manufatti e scavi sotterranei risalgono addirittura alla fine dell’era preistorica, circa 5.000 anni fa. Ma le prime cave per l’estrazione del tufo risalgono al III secolo a.C., nel periodo della Magna Grecia, fondamentale per la costruzione di Neapolis, l’antenata greca di Napoli. Gli spazi che si venivano a creare durante gli scavi vennero adibiti ad una serie di utilizzi come ipogei funerari o all’approvvigionamento idrico con cisterne per la raccolta di acque piovane, che messe in collegamento tramite cunicoli, andavano a prelevare l’acqua da una sorgente alle falde del monte Somma, nel paese di Volla, da cui prese il nome “acquedotto della Bolla”.
Lo sviluppo massiccio del reticolo dei sotterranei iniziò in epoca romana, precisamente in quella augustea, dove i romani dotarono la città di gallerie viarie, come la grotta di Cocceio e la grotta di Seiano, e soprattutto di una complessa rete di acquedotti alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti di Serino, a 70 km dal centro di Napoli. Altri rami dell’acquedotto dell’epoca augustea arrivano sino a Miseno, per rifornire la Piscina Mirabilis, la cisterna d’acqua riservata alla flotta imperiale.
Sufficientemente larghi per permettere il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in ogni direzione, con lo scopo di alimentare fontane pubbliche e abitazioni in diverse aree della città antica. Sulle pareti, a tratti, si possono notare ancora le tracce dell’intonaco idraulico, utilizzato dagli ingegneri antichi per impermeabilizzare le gallerie.
Nel 1266 alla crescente espansione urbanistica della città voluta dagli Angioini, una nascente dinastia di origine medievale, corrispose un maggiore incremento dell’estrazione del tufo, per la costruzione di nuovi edifici.
Tra il 1588 e il 1615 ci furono una serie di editti che proibivano l’introduzione in città di materiali da costruzione, per arginare la crescita incontrollata di Napoli. Di conseguenza i cittadini per costruire nuovi palazzi e abitazioni, incrementarono ancora di più l’estrazione del tufo dal sottosuolo, usando dei pozzi già esistenti, con un prelievo del materiale dall’alto verso il basso, stando bene attenti a dove prelevare al fine di garantire stabilità ed evitare crolli. Anche le cisterne d’acqua potabile vennero ampliate ricavandone delle nuove ed espandendo sempre più a fondo la Napoli sotterranea.
Nel 1627 un nuovo acquedotto venne costruito, grazie ai finanziamenti del benefattore Cesare Carmignano, membro di una nobile e antica famiglia napoletana.
Nel 1885, dopo una devastante epidemia di colera, venne abbandonato il vecchio sistema della distribuzione idrica, poco igienico e sicuro, per la costruzione del nuovo acquedotto ancora oggi in funzione.
L’ultimo intervento sul sottosuolo avvenne durante la Seconda Guerra mondiale, che per offrire rifugio alla popolazione dai bombardamenti aerei, si adottarono, sfruttarono e frazionarono le strutture e gli spazi del vecchio acquedotto. Furono allestiti in tutta Napoli sotterranea, 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anticrollo. Addirittura, in un elenco ufficiale del Ministero degli Interni del 1939 si annotava come 616 indirizzi corrispondessero ai 436 ricoveri suddetti.
A testimoniare quei momenti ci sono, oltre ad oggetti vari, le pareti dove troviamo di tutto, nomi, costumi e caricature di personalità dell’epoca, soldati di varie nazioni, date e informazioni e notizie sui due sommergibili italiani, il Diaspro ed il Topazio, ma anche i pensieri scritti e riflessioni su chi è stato costretto a restare in quei luoghi per via dei raid aerei, tramandando preziosissime testimonianze.
Conclusa la guerra, tutte le macerie causate dai bombardamenti, vennero scaricate nel sottosuolo quasi a voler nascondere e dimenticare quel periodo nero, ma non solo, divenne una vera e propria discarica di rifiuti. Sino agli anni 60 non si senti più parlare della Napoli sotterranea.
Solo nel 1968 tornò d’attualità come argomento, per una serie di problemi, come rotture di fogne o perdite nel nuovo acquedotto. Questi inconvenienti, che in tutte le città si manifesterebbero con allagamento di fognature e fuoriuscita di liquami in superfice nelle strade, a Napoli invece proprio per la presenza del substrato vuoto si palesarono improvvisamente una serie di grandi voragini.
Dopo circa 20 anni di lavori, tra scavi e bonifiche, e grazie anche all’impegno di volontari, che calandosi nelle viscere della Napoli sotterranea riportarono alla luce reperti storici di significativa importanza, è possibile oggi scoprire una pagina unica e poco conosciuta della città, diventando un vero e proprio museo sottoterra.
Napoli sotterranea: dove si trova ed entrata
Si potrebbe dire che la Napoli sotterranea si trovi ovunque al di sotto di quella in superfice. Ed effettivamente è così, partendo dal centro storico si snoda in più direzioni, avendo molteplici entrate. Sono due gli ingressi ufficiali, gestiti da due enti distinte, l’Associazione Napoli Sotterranea, riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e L.A.E.S Libera Associazione Escursionisti Sottosuolo, riconosciuta dalla Regione Campania. La prima entrata si trova a piazza San Gaetano 68 in via dei Tribunali, la seconda è nei Quartieri Spagnoli, in vico S. Anna di Palazzo 52.
Napoli sotterranea: biglietti, ingresso e tour
Come fare i biglietti
Due sono i tour e gli ingressi più famosi della Napoli sotterranea: il primo, gestito dall’Associazione Napoli Sotterranea, ha una durata di 90 minuti, parte con l’ingresso situato in piazza San Gaetano 68. Per i biglietti, se si è parte di un gruppo composto dalle 10 persone in su, è necessaria la prenotazione sul sito tramite i vari contatti disponibili, con un numero inferiore ci si può presentare direttamente all’entrata, con il rischio di lunghe file e attese, soprattutto nei periodi di maggiore affluenza. Escursioni in altre lingue sono disponibili solo su prenotazione.
Ingresso e tour nei sotterranei
Dopo aver varcato l’entrata si scendono 136 gradini, dotati di corrimano, che ti portano a 40 metri di profondità, e aprono la visita con cavità di tufo usate prima come ipogei funerari e cisterne pluviali dell’acquedotto greco-romano, e dopo come rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, passando poi per spazi adibiti a vari utilizzi didattico-scientifici come, una stazione sismica, gli orti ipogei e le serre. Si procede con il teatro greco-romano, vi si accede tramite una botola nascosta sotto il letto di un’abitazione al piano terra, chiamata basso napoletano, e si arriva a questo teatro usato ai tempi di Nerone e a dei canali di scolo epoca borbonica costellati di maioliche di colore blu. Alla fine del tour si può visitare il Museo della Guerra, tra documenti e cimeli della popolazione napoletana, che sotto bombardamento si rifugiò nella Napoli sotterranea.
Tutto il percorso è estremamente sicuro, comodo e con ampi passaggi, c’è solo cunicolo stretto di circa 10 metri, da attraversare a lume di candela per accedere ad una cisterna. Un passaggio facoltativo, chi non se la sente, può aspettare comodamente sulle panchine predisposte. Un tour per tutte le fasce d’età, dagli anziani ai bambini, anche molto piccoli, con la possibilità di lasciare il passeggino all’ingresso, ed è consentito scattare foto. In qualsiasi momento è possibile interrompere la visita e tornare in superficie, se non ci si sente a proprio agio.
Il secondo tour è gestito dal L.A.E.S Libera Associazione Escursionisti Sottosuolo della durata di 60 minuti, ha l’ingresso in vico S. Anna di Palazzo 52. In questo caso per visitare la Napoli sotterranea si può solo prenotare tramite il sito con tutti i contatti a tua disposizione, sia per gruppi o persone singole, i bambini inferiori ai 6 anni non sono ammessi. L’ingresso passa attraverso un antico pozzo intorno al quale è stata scavata una scala a chiocciola, un tour perfetto, questo, per scoprire i vecchi acquedotti. I due più antichi quello greco, acquedotto della Bolla, quello romano augusteo e quello più recente, del XVII secolo, di Cesare Carmignano. Infine, si passa ad un rifugio antiaereo, scoperto, ripulito e reso visitabile dal L.A.E.S, che ospitò 4000 persone durante i bombardamenti.
Per chi soffre di claustrofobia, è previsto un percorso alternativo, onde a evitare cunicoli più stretti. È consentito scattare foto e portare il proprio cane.
Come visitare Napoli sotterranea
Giunti a questo punto ti starai domandando come visitare Napoli sotterranea e cosa è consigliabile indossare. La temperatura a 40 metri di profondità si aggira, tutto l’anno, tra i 16 e 18 gradi, per questo è consigliato indossare, anche nei periodi caldi, una giacca o maglioncino, e delle scarpe comode per i molti gradini da scendere e salire.
Perché acquistare biglietti per Napoli sotterranea
Come già detto, se stai visitando Napoli, acquistare i biglietti per Napoli sotterranea è obbligatorio. Perché è letteralmente un viaggio nel tempo di oltre 2800 anni, vedendo e toccando con mano, la storia più segreta della città partenopea, dai tempi più remoti a quelli contemporanei. Un mondo sotterraneo e misterioso, che ha partorito la meravigliosa e storica metropoli che conosciamo.
Napoli sotterranea: prezzi e orari
I prezzi e gli orari della Napoli sotterranea differiscono leggermente nelle due enti gestionali. L’Associazione Napoli Sotterranea è aperta tutti i gironi, e le visite guidate, in lingua italiana, partono ogni ora dalle 10 alle 18. Le escursioni in lingua inglese sono alle ore 10, 12, 14, 16 e 18. È prevista ogni settimana una visita notturna il giovedì sera alle 21 solo su prenotazione, raggiungendo un minimo di 10 persone.
Il prezzo del biglietto varia in base alla fascia d’età: 10 euro per gli adulti, ridotto a 8 euro per gli studenti, i bambini entrano gratis fino a 5 anni, e dai 5 ai 10 anni prezzo ridotto a 6 euro, gruppi scolastici 8 euro e gratuito per gli insegnanti con la possibilità per questi ultimi, di prenotare visite guidate anche ad orari diversi da quelli indicati. Nei giorni festivi le prenotazioni per i gruppi si accettano solo al di fuori degli orari classici d’apertura, dunque prima delle 9 e 30 o dopo le 18 e 30. Se il gruppo nei festivi o ponti deciderà di venire in un orario compreso tra le ore 9 e 30 e le ore 18 e 30 dovrà attendere il proprio turno in caso di fila.
Il L.A.E.S Libera Associazione Escursionisti Sottosuolo è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16 e 30, il sabato la domenica e i festivi dalle 10 alle 18. Il prezzo per gli adulti è di 12 euro, e per i bambini, dai 7 ai 12 anni, è di 6 euro.
Cos’altro aggiungere se non consigliarvi assolutamente di acquistare i biglietti per Napoli sotterranea. Un’esperienza unica e incredibile che ti farà scendere nelle viscere del sottosuolo, il vero e proprio grembo che ha generato la città sin dall’antichità. Un mondo vasto e labirintico in gran parte inesplorato, che ha ancora tanto altro da offrire, per capire ancora più affondo la storia e le origini di Napoli.
Comunicare con gli eventi culturali attraverso il territorio
/0 Commenti/in Arte, Mostre, Terza pagina /da RedazioneL’Orfeo e la Shoah nell’arte di Paolo di Giosia
/0 Commenti/in Arte /da RedazioneTERAMO – Tre eventi da non perdere, tre occasioni per ammirare l’arte fotografica e la potenza espressiva di Paolo di Giosia. Il primo appuntamento è per venerdì 19 ottobre, quando sarà inaugurata la collettiva ‘Dentro di te cosa tua’, ispirata all’Orfeo rivisitato da Cesare Pavese.
La mostra, organizzata nell’ambito della manifestazione Teramater, avrà sede negli spazi espositivi di Torre Bruciata, a Teramo, e sarà visitabile fino al 28 ottobre dalle 18 alle 21. Le opere interpretano il mito di Orfeo riletto dai fotografi del collettivo Massagrigia, nato attorno all’uso esclusivo del bianco e nero e della tecnica di stampa in camera oscura su carta baritata.
Sempre venerdì 19, alle 20.30, di Giosia sarà protagonista anche del premio cinematografico Gianni Di Venanzo. Nella serata dedicata ai corti, al Teatro Comunale, verrà proiettato il suo lavoro ‘Salmo’,realizzato e ispirato al campo di concentramento nazista di Birkenau, in collaborazione con Vito Bianchini.
Sabato 20 ottobre, invece, gli scatti e i video di Paolo di Giosia contribuiranno alla mostra sulla Shoah allestita presso il chiostro del Convento di Santa Maria dei Lumi, a Civitella del Tronto, dal titolo ‘La sacertà della vita’. Si tratta di un appuntamento che rientra nell’ambito del corso di Storia e didattica della Shoah organizzato dalla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo. Il corso è uno dei cinque organizzati dalla Rete Universitaria per il Giorno della Memoria, con il patrocinio del MIUR e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Arte e musica a Bellante con il ‘Wunder festival’
/0 Commenti/in Arte /da RedazioneBELLANTE – Arte, musica e installazioni: è il ‘Wunder Festival tra caos e meraviglia’ in programma dall’11 al 14 ottobre nel centro storico e in alcuni palazzi gentilizi di Bellante.
Creato da Nicola De Dominicis in collaborazione con l’associazione ‘Bellante in’, il festival unisce vari linguaggi dell’arte attraverso mostre, video installazioni, performance teatrali, concerti, dj set, shop artistico e tanto altro. L’inaugurazione della rassegna ci sarà giovedì 11, dalle 19, con l’apertura delle mostre d’arte. Venerdì sera, alle 22, in anteprima nazionale il gruppo Jano Quartet presenterà l’album “Distante” all’interno del palazzo De Laurentiis (prenotazione consigliata). A seguire, sempre nel palazzo, il Dj Set 5MeO.
Sabato 13 alle 21.30 nell’edificio storico si terrà la performance teatrale ‘Replay’ della Compagnia 7-8 Chili (la performance è stata selezionata anche all’ultima Biennale di Venezia). Subito dopo, spazio al Party Dj Set (Dj Aliquid-Mac Geyser-Dj Kurtz). Il Wunder Festival si concluderà domenica 14: alle 17 è in programma il ‘Wunder Visioni’ con Mirko Aretini che, in collaborazione con i Sigur Ròs presenterà il docu-film ‘Iceartland’. Interverrà Riccardo Lisi, direttore dello spazio d’arte ‘La Rada’ di Lugano. Durante le serate saranno allestiti anche stand gastronomici con piatti tipici. La manifestazione si svolgerà anche in caso di pioggia. L’ingresso è libero.
Otto giorni di ‘Ripattoni in Arte’
/0 Commenti/in Arte /da RedazioneLa rassegna aprirà i battenti alle 19 con l’inaugurazione della mostra d’arte sacra ‘Uno sguardo verso l’alto’ allestita nella chiesa parrocchiale di San Giustino. Alle 20.30, la prima giornata proseguirà con la presentazione del libro di Roberto Michilli ‘La più bella del reame’ (Galaad Edizioni), alla presenza dell’autore, e alle 21.30 con il concerto di violino e chitarra a cura di Maria Vittoria Di Donato e Massimo Di Gaetano.
Lunedì 30 ancora musica alle 21.30 con il duet pianoforte e chitarra di Aldo Laurenzi & Martin Diaz. Martedì 31 si tornerà di nuovo a parlare d’arte: dalle 9 alle 17 il centro storico ospiterà il concorso di pittura ‘Premio Sorgentone’. Mercoledì 1° agosto doppio appuntamento, sempre alle 21.30, con Marco Biondi e la sua psichedelic guitar nell’area concerti Cortile delle Suore, e con Loris Pizii ‘In the new world tour’ nell’area concerti stand Pro Loco.
Il 2 agosto invece sarà la volta del duo Laurenzi & Diaz (ore 21.30), mentre venerdì 3 agosto l’appuntamento è alle 21 con ‘Musica dipinta’, un’estemporanea di pittura dal vivo a suon di musica. Alle 21.30 in programma l’Interamnia Ensemble quartet. Sabato 4 agosto la letteratura tornerà protagonista con la presentazione, alle 20.30 in largo degli Alberetti, del libro di Nicola Catenaro ‘Il diavolo all’incrocio’ (Galaad Edizioni), alla presenza dell’autore. Seguirà il pianobar di Aldo Laurenzi. Chiuderà la rassegna, domenica 5 agosto alle 21.30, il concerto ‘Madre Tierra’, musica bossa nova del duo Daniele Ferretti & Martin Diaz.
Sabato 4 e domenica 5 agosto, inoltre, a partire dalle 21 si darà spazio alla fantasia dei bambini con l’animazione a cura dell’associazione Tric-Trac di Montorio al Vomano e con la festa-spettacolo a base di gag, musica e truccabimbi ‘La Pagliaccia Babbuccia’.
Tutte le sere infine, dalle 19 in poi, si potranno gustare arrosticini e altre specialità gastronomiche nell’area stand della pro loco di Ripattoni, mentre in largo degli Alberetti verranno realizzati fantasiosi drink e cocktails.
Durante tutto il periodo della rassegna, i vicoli del borgo antico faranno infine da cornice naturale alla rassegna d’arte contemporanea, fra pittura, scultura e artigianato artistico. Tanti gli artisti che esporranno per la pittura: Gabriele Adamoli, Giovanni Calzetta, Annamaria Cardamone, Mara Carusi, Florentina Curelar, Alberto De Flavis, Claudio Di Gennaio, Fabienne Di Girolamo, Sergio Di Mattia, Amalia Di Sante, Giuseppina Di Saverio, M.Antonietta Di Saverio, Luigi Maria Feriozzi, Anna Maria Magno, Ibrahim Mahjoub, Vanda Mandolese, Sandro Melarangelo, Lucio Monaco, Fred Nardecchia, Tullio Nardi, Monika Walter Noga, Marco Pace, Pina Palmarini, Antonia Paolizzi, Maria Petrelli, Gemma Proietto, Alberto Santori, Miriam Scarpone, Nicola Sorgentone, Viviana Tiberi, Natalya Volkova e Miriam Zippi. Le sculture saranno di Gianluca Di Giovannantonio e Tonino Macrì, mentre le composizioni saranno a cura di Margherita Diodati.
‘Ripattoni in Arte’ è organizzata dalla pro loco di Ripattoni in collaborazione con l’associazione artistica culturale ‘BellantArte’, il Comune di Bellante e il Consorzio BIM Vomano-Tordino.
L’arte fatta con sega, chiodi e martello
/0 Commenti/in Arte /da RedazioneGIULIANOVA – Dentro il Torrione di Palazzo Re a Giulianova c’è un menhir. Chi l’ha visto ha avuto modo di conoscerne la forza espressiva; ha sperimentato l’immobilismo corporeo della contemplazione; si è immerso in una sconosciuta frattura dello spazio-tempo. Chi l’ha visto ha ammirato, riflettuto, forse pregato. Chi l’ha visto non se l’aspettava. Un monolite originale, spiazzante, che molti vorrebbero rivedere.
Fortunati loro, quindi, perché dalla prossima settimana sarà di nuovo possibile. L’opera rimarrà aperta al pubblico per altri sei giorni, dal 13 al 15 e dal 20 al 22 gennaio. Nel frattempo, per comprenderne meglio il significato e la genesi, abbiamo incontrato gli autori.
Cinque artisti, Giustino Di Gregorio, Claudio Pilotti, Fabio Perletta, Manuela Cappucci e Gabriele Esposito, uniti in un percorso complesso e multidisciplinare che il caso o il destino ha fatto si che conducesse alla realizzazione del progetto MEN-HIR (Higher Interconnection Research).
Si replica. Ve l’aspettavate? Com’è stata l’affluenza?
“Onestamente non ci aspettavamo una replica: in realtà la genesi dell’opera è stata talmente rapida che non ci ha lasciato molto tempo per crearci delle aspettative. Abbiamo soltanto cercato di ascoltare il luogo e di ascoltarci reciprocamente. L’affluenza è stata buona ma soprattutto ci ha colpito l’attenzione di chi è entrato nella torre: abbiamo visto le persone entrare ed uscire soltanto dopo parecchio tempo e con delle interpretazioni che colpivano davvero nel segno”.
Prima di parlare dell’opera, raccontateci come vi siete incontrati
“Giustino e Claudio avevano già lavorato insieme in diversi progetti così come Manuela e Fabio. In realtà dobbiamo ringraziare due ‘creatori di link’: il circolo culturale ‘Il Nome della Rosa’ di Giulianova che è un luogo ricco di iniziative e aperto a nuove proposte culturali ed artistiche e gli ‘ArchitettiSenzaTetto’, un gruppo di creativi pescaresi che con la loro generosa e disinteressata attenzione a ciò che si muove nel sottobosco delle città e delle province d’Abruzzo (e non solo), attraverso le loro ‘interviste itineranti’, hanno permesso ai membri del gruppo ci riconoscersi e di trovarsi intorno a questo progetto”.
Perché il menhir? A chi è venuto in mente?
“Già dai primi incontri, è nata la consapevolezza della grande opportunità che avevamo di lavorare in un contesto estremamente suggestivo, quasi magico, come il torrione rinascimentale custodito all’interno di Palazzo Re, nella Giulianova storica. Abbiamo cercato di valorizzare al meglio lo spazio circolare e la cupola pensando l’ambiente come un microcosmo e permettendo ai visitatori di muoversi intorno ad una sorta di asse multimediale, accompagnati dai suoni di Fabio. Ci piaceva l’idea di creare un ambiente in cui lo sguardo dei visitatori potesse soffermarsi sulla pittura di Manuela per poi alzare lo sguardo e lasciarsi catturare dalle proiezioni di Giustino e Claudio e viceversa, nel rispetto dei tempi e dei modi che appartengono ad ognuno. Il menhir poi comunica un senso di mistero che si perde nella notte dei tempi: ci sono molte interpretazioni sul significato di queste pietre conficcate nel terreno”.
La vostra opera è decisamente complessa: è un monolite, ma è composto, arricchito da simbologie moderne e antiche. Ci date qualche elemento interpretativo?
“Questa è decisamente una domanda difficile, più che altro perché tutti noi siamo legati ad un linguaggio sia estetico che concettuale e siamo convinti che l’equilibrio o anche la disarmonia voluta siano di per sé comunicativi, un po’ come se l’arte potesse parlare una propria lingua che ognuno decodifica a suo modo.. e, ascoltando il feedback dei visitatori, è un po’ quello che è accaduto e che ci ha spinto a prolungare l’esperienza oltre il tempo previsto. Per quanto riguarda gli elementi interpretativi possiamo soltanto rimandare alla genesi dell’opera: abbiamo cercato di lavorare sulle antitesi materiale/virtuale, passato/futuro, terra/cielo e la presenza spigolosa dell’uomo all’interno di una armonica rotondità cosmica, e forse anche su altre che in questo momento ci sfuggono…”
Come l’avete costruita?
“Sega, chiodi e martello! La parte strutturale proprio così e, ci teniamo a dirlo, tutto da soli, da veri artisti-artigiani. Le competenze di Claudio e di Gabriele, che è architetto, sono state preziose in questa fase come nella progettazione dello spazio. Tutto è stato costruito all’interno della torre anche perché il corridoio di ingresso è davvero stretto e non permetteva l’ingresso neanche di semi-lavorati. Non vi diciamo lo sguardo stupito (e un po’ preoccupato) del padrone di casa quando ci ha visto entrare con la sega circolare e i listelli di legno…ma, per fortuna, si è fidato”.
Il Torrione di Palazzo Re è una scenografia davvero suggestiva. Come l’avete scelta?
“Un po’ per caso: una sera d’estate, il signor Luigi Re ci ha invitato a visitare la sua casa e quando siamo entrati nella torre ci si è aperto uno scenario di incredibile suggestione dovuta anche all’ effetto sorpresa perchè è un tesoro rinascimentale custodito in un involucro ottocentesco e nessuno se lo aspetta. Abbiamo subito avvertito la magia del posto e il desiderio di lavorare al suo interno con il rispetto dovuto al luogo e ai padroni di casa che lo custodiscono restituendolo alla collettività anche attraverso progetti di questo tipo”.
State preparando qualcos’altro?
“E’ troppo presto per pensare ad altro: sentiamo tutti di aver dato il meglio di noi stessi in questo lavoro comune ed è stato notato da molti come Menhir sembri nato da una sola mente. E’ un risultato davvero gratificante, soprattutto considerato che alcuni di noi, pur stimandosi, si sono conosciuti artisticamente e umanamente proprio lavorando al Menhir. D’altro canto la libertà è alla base dell’autenticità dell’arte e costituire ‘ufficialmente’ un gruppo fa paura a tutti noi… forse è anche per questo che ci siamo scelti”.
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