Cari Compagni vi scrivo…
TERAMO – Io sono per la libertà. E per il rispetto. Libertà di pensiero e parola, rispetto per chi lavora, lotta, suda, prova e riprova. Così ho sempre pensato che anche nel lavoro che faccio devo usare sempre la libertà ed il rispetto come fari. Ci provo, forse non sempre ci riesco, ma ci provo, ogni giorno, con umiltà e serietà.
Questo mio voler lavorare così mi porta a dare spazio a tutti coloro che abbiano qualcosa da dire, qualcosa da proporre. Da destra, sinistra, centro. Nel giornale che dirigo ho dato spazio a partiti e movimenti, laddove l’hanno chiesto o quando ho ritenuto dovessero essere interpellati. Facendo una rapida ricerca sul nostro quotidiano si capisce agevolmente come, da CasaPound ad Azione Antifascista, esso sia stato aperto ad interventi e notizie, polemiche ed iniziative dell’una e dell’altra parte.
Ho seguito poi la vicenda dei cinque giovani teramani arrestati nell’ambito delle indagini sugli scontri di Roma dello scorso ottobre. Ho scritto la cronaca che le forze di polizia hanno illustrato. Ho riportato i punti di vista di Azione Antifascista, di Rifondazione Comunista e il “non sono criminali” del legale difensore di alcuni degli indagati. Ho provato a fare il mio lavoro. Al meglio. Con onestà. Io odio la violenza, ma odio anche le sentenze preconfezionate; io odio i luoghi comuni tanto quanto il vittimismo. In questa vicenda degli arresti ho riportato i fatti, così come, fino ad oggi, sono stati illustrati, dall’una e dall’altra parte. Io, per ora, la verità, ammesso che ce ne sia solo una, non la conosco. Spero emerga presto.
Proprio in virtù di tutto questo, alle parole che oggi, tramite un comunicato stampa, arrivano da Azione Antifascista non ci sto. Non ci sto all’attacco che i ragazzi del movimento muovono in maniera generica a “giornalisti e mass media” che “si sono scagliati contro il nostro gruppo, siamo stati etichettati come anarco-insurrezionalisti, come gruppo fomentatore dell’assalto al blindato dato alle fiamme, come black block, e si è addirittura parlato di ‘cellula teramana’. Noi a Roma c’eravamo e non abbiamo fatto nulla di cui vergognarci, non siamo disposti a fare da capro espiatorio e assumerci le responsabilità di episodi che sono il naturale sbocco della rabbia popolare derivante dalle politiche di macelleria sociale attuate dagli ultimi governi nel nostro paese”, scrive nella nota Azione Antifascista Teramo.
A volte è bene ed opportuno fare dei distinguo ed evitare di fare di tutt’erba un fascio. Sì perchè di inesattezze forse ne sono state dette e scritte molte su questa vicenda ma non da tutti. Non da noi. Noi conosciamo bene la differenza tra un antifascista e un anarchico, tra un black bloc e un fascista, e via discorrendo. Tanto che mai, su questo giornale, siete stati – mi rivolgo direttamente ai giovani del movimento – etichettati diversamente da quello che siete: Antifascisti. Al limite “vicini alla sinistra”.
L’attenzione che – legittimamente – chiedete nel non essere bollati per ciò che non siete, mostratela anche voi nel non fare di tutti i giornalisti o mass media la stessa cosa. A volte basta un “qualche” davanti alla parola “giornalista” per essere meno generici. Se sbaglio mi correggerete: censure alle vostre parole di critica verso la categoria che attaccate non mi pare di vederne.
“È chiaro da tempo che le autorità fanno il possibile per farci passare come un gruppo pericoloso e criminale soprattutto quando iniziamo a riscuotere consenso e partecipazione. Ciò che è stato scritto in merito alla premeditazione dell’attacco alle forze dell’ordine e al compimento di azioni criminose lungo tutto lo svolgimento del corteo è falso, e non trova alcun riscontro nei capi d’accusa contestati al nostro compagno (Davide Rosci ndr) in particolare e agli altri arrestati della nostra provincia in generale. Tutta questa montatura sottolinea l’accanimento nei nostri confronti. Ulteriore dimostrazione – si legge ancora nella nota del movimento – che la caccia alle streghe è programmata per delegittimare il movimento e Azione Antifascista Teramo, è data dalla precisione con la quale siamo stati inquadrati dai media che si sono occupati della questione. Le volte in cui siamo finiti sulla stampa (per il torneo antirazzista, le varie presentazioni di libri, le molteplici iniziative culturali e politiche) siamo sempre stati confusi con le individualità anarchiche, i gruppi ultras o il partito della Rifondazione comunista della nostra città, in questo massacro sulla carta stampata invece i giornalisti sono stati precisi e puntuali nel citarci come Azione Antifascista Teramo, in modo tale da additarci all’opinione pubblica nazionale come i mostri da carcerare. Non staremo a guardare ma ci difenderemo da queste calunnie”.
A difendervi fate bene, la precisione da parte dei giornalisti è d’obbligo, ma in questo Paese è fin troppo facile, ogni volta, prendersela coi media. Lungi da me difendere a spada tratta la categoria: lo guardo dal di dentro il giornalismo e sono spesso critica nei suoi confronti e nei miei. Però questo è un lavoro, malvisto, malpagato, spesso sotto attacco, ma è un lavoro che tanti fanno con onestà, sacrificio e passione. Per questo merita rispetto. Lo stesso che io, e molti miei colleghi, vi diamo quando serenamente pubblichiamo le vostre lettere o ci precipitiamo in piazza per una vostra conferenza stampa convocata all’ultimo minuto via Facebook. (Volevamo esserci, per sentire voi. E ci siamo stati! Come quella volta in cui avete organizzato la presentazione di un libro in piazza Sant’Agostino ed avete dato voce ai giovani aggrediti qualche sera prima in piazza Dante. Volevamo essere anche lì).
Lo stesso rispetto che ho per chi lotta per un ideale, per chi fa dell’antifascismo un intimo stile di vita, per chi dalla storia ha imparato che le parole possono essere armi più incisive delle lame. Conosco l’antifascismo, lo conosco però per come me l’ha insegnato mia nonna che ai tempi sposò la causa dei partigiani ma non negò un tozzo di pane ad un tedesco ferito. Lei rispettava gli esseri umani prima ancora degli ideali.