Salviamo il Borsacchio: andiamo in bici
GIULIANOVA – Immaginate una lunga via che dalle Marche arrivi fino al basso Abruzzo. Un tracciato costiero da percorrere in bici sentendo l’aria frizzante del mare, il rumore crespo degli alberi, il silenzio di una riserva che si tutela. Bello, ovviamente; purtroppo, però, almeno quel silenzio per ora ci è precluso. Sì perché, se da San Benedetto fino a Cologna tutto fila liscio, con piste ciclabili più o meno attrezzate, arrivati al Borsacchio la ‘via’ s’interrompe.
“Un buco nero”, l’ha definito Raffaele Di Marcello del Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano, nel corso di un incontro (‘Cicloturismo e Via Verde’) tenutosi ieri pomeriggio nella sede giuliese del Corso di laurea in Scienze del turismo culturale e dello sport.
L’appuntamento, visto il periodo, ha rappresentato un’occasione per fare il punto sulla riperimetrazione della Riserva. Presenti anche Enzo Di Salvatore, costituzionalista attento alle tematiche ambientali, e Fabio Celommi, presidente del Comitato difesa del Borsacchio. Dunque, un mix di argomenti fortemente interconnessi, perché se il cicloturismo rappresenta una ricetta capace di “generare reddito per gli operatori”, allo stesso tempo è in grado di preservare le qualità e le valenze naturali di territori protetti, proprio come il Borsacchio. È un modo di fruire le bellezze turistiche condiviso e attento, fa intendere Di Marcello, che invita ad essere parte attiva del luogo che si visita, lasciando spazio alle emozioni e alla partecipazione, piuttosto che al consumo disattento.
Peccato che in Abruzzo il percorso, il ‘Corridoio verde adriatico’, viva alcune deficienze come quella del Borsacchio, dove poco è stato fatto a causa della mala gestione, costringendo il turista in bici a riversarsi sulle strade per poi tornare in pista a Roseto. E con la riperimetrazione cosa cambia? Per ora nulla, a causa anche di alcune ambiguità presenti nella legge che sancisce i nuovi confini.
Sul tema torna a far chiarezza Enzo Di Salvatore che, ai punti di illegittimità già descritti, rileva una ‘curiosa’ contraddizione presente nel testo. Nello specifico, spiega, non si capisce chi deve approvare cosa. Infatti, da una parte la legge dà le competenze di gestione al Comune di Roseto, che deve redigere il Piano di assetto naturalistico per poi inviarlo in Regione che l’approva entro un anno, e dall’altro sempre il Comune deve nominare l’Organo di gestione della Riserva entro 90 giorni dall’entrata in vigore del testo. L’amministrazione rosetana, quindi, deve approvare il Regolamento dell’Organo, sempre entro 90 giorni, trovandosi così ad avere sia la facoltà di nominare che le competenze dell’Organo nominato.
A ben vedere, però, il Comune di Roseto dovrebbe solo ed esclusivamente nominare l’Ente di gestione senza attribuirsene le funzioni se non in una fase provvisoria, altrimenti, si chiede il docente, “chi ha facoltà di approvare il regolamento? Il Comune o l’Organo di gestione?” E ancora, “se la gestione è demandata al Comune di Roseto, come scritto nella legge, di chi sono le reali competenze? Del Comune o dell’Organo di gestione?”.
Un’ultima ambiguità riguarda la copertura economica. Fa notare Celommi che nel testo approvato in Regione si legge che la riperimetrazione non avrà “oneri finanziari”, pur prevedendo la redazione del nuovo Pan. E, per intenderci, il vecchio Pan fu redatto avendo a disposizione circa 250 mila euro. Una cifra considerevole, quindi, anche se alcune indiscrezioni parlano di un utilizzo di risorse effettivo di ‘soli’ 50 mila euro.
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