Cos’è l’Irpef, a cosa serve e come si calcola
Una guida all’imposta Irpef e come si calcola in busta paga
Quando riceviamo la nostra busta paga, inevitabilmente si guarda solo la cifra in fondo a destra, la retribuzione netta percepita dal lavoratore, senza notare più di tanto le altre voci utili per capire e leggere il cedolino. Tra queste voci c’è proprio l’Irpef. Acronimo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, è una delle principali tasse che i cittadini devono pagare allo Stato, e che colpisce i redditi prodotti sul territorio di lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati e alcuni tipi di imprese sia residenti che non residenti in Italia. Vista spesso con avversione e perplessità, ci domandiamo che cos’è l’Irpef, a cosa serve e come si calcola in busta paga, ma spesso rinunciamo a capirci qualcosa perché spaventati da numeri, termini e frasi sofisticate. In questo articolo rispondiamo alle domande suddette, e spieghiamo, in parole semplici ed esaustive, cos’è l’Irpef, per capire la sua importanza per il sistema fiscale italiano.
Che cos’è l’Irpef: storia dell’imposta
Prima di capire che cos’è l’Irpef è necessario riassumere brevemente la sua storia. Nata nel XIX secolo, fu introdotta inizialmente in Inghilterra e in altri paesi europei per accompagnare lo sviluppo delle fiorenti economie industriali e supportare le crescenti spese degli Stati.
L’idea di base era quella di un prelievo sul reddito complessivo di ogni individuo o famiglia, da qualsiasi fonte provenisse, da assoggettare ad aliquote (percentuali) progressive, crescenti per brevi intervalli di reddito, e con poche deduzioni o detrazioni personali (agevolazioni che intervengono sul reddito complessivo), al fine di garantire, in modo diretto e semplice, al bilancio pubblico una quota, considerevole, del reddito nazionale prodotto ogni anno.
Adottata poi nei principali paesi del mondo, in Italia fu introdotta solo nel 1973 con la riforma tributaria, attuata nel 1974. Prima di allora il sistema fiscale italiano era frammentato e obsoleto, basato su una serie di imposte diverse. Quelle sul reddito, suddivise in imposte complementari sul reddito, di ricchezza mobile e redditi agrari. E quelle sul patrimonio e beni, con imposte sui fabbricati e sulla ricchezza immobiliare.
Non coordinate tra loro, queste tasse mancavano di una visione complessiva e progressiva, per la redistribuzione della ricchezza, favorendo spesso le grandi rendite e le evasioni fiscali, più comuni nei redditi più alti. Mancava inoltre una differenziazione tra livelli di reddito, dove si applicavano identiche e rigide aliquote, penalizzando di conseguenza quelli più bassi. Un sistema che non rispettava pienamente il principio costituzionale della capacità contributiva.
L’introduzione dell’Irpef è stato un tentativo per risolvere questi problemi, creando un sistema unico e progressivo, con una tassazione basata sul reddito complessivo delle persone fisiche, e una maggiore attenzione ai redditi medio – bassi tramite detrazioni e scaglioni (fasce) progressivi. Un sistema che ha adeguato l’Italia agli standard fiscali dei paesi moderni.
L’Irpef è una tassa dinamica e nel corso degli anni ha subito varie modifiche. È l’imposta che ha subito il maggior numero di revisioni dalla sua entrata in vigore, per adattarsi alle esigenze economiche e sociali del paese, riducendo gli scaglioni e le aliquote, e aumentando bonus e detrazioni al fine di garantire una sostenibilità fiscale, ma anche per stimolare consumi e investimenti, senza penalizzare e andando incontro alle fasce di reddito medio – basse.
Inizialmente, nel 1974, erano 32 scaglioni con aliquote dal 10% al 72%, oggi (dal 1°gennaio 2024) gli scaglioni sono ridotti a 3 con altrettante aliquote 23%, 35% e 43%. Per il futuro si discute su una possibile flat tax per ridurre le attuali aliquote Irpef ad una sola aliquota valida per tutti i contribuenti, riducendo la pressione fiscale sui ceti bassi con le detrazioni.
A cosa serve l’Irpef
Una volta capito cos’è l’Irpef, possiamo facilmente intuire anche a cosa serve: contribuire allo stato sociale in base alle tue possibilità. L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche è una tassa diretta che deve essere corrisposta in proporzione a tutti coloro che producono un reddito, per rispettare la progressività fiscale prevista dalla costituzione.
Come funziona l’Irpef
L’Irpef si applica a vari tipi di reddito: lavoratori dipendenti e autonomi, liberi professionisti, pensionati e società di capitali e persone. Le scadenze per il pagamento Irpef variano a seconda del modello utilizzato, e della tipologia di reddito posseduta, per la dichiarazione dei redditi.
Il Modello 730, per lavoratori dipendenti e pensionati, si presenta generalmente entro il 30 settembre dell’anno successivo al periodo d’imposta, con possibilità per i coniugi di presentarlo in forma congiunta. Non è necessario versare autonomamente le tasse, che sono gestite dal sostituto d’imposta, solitamente il datore di lavoro o un ente pensionistica, con trattenute o eventuali rimborsi fiscali direttamente in busta paga o pensione.
Il Modello Redditi Persone fisiche è destinato ai lavoratori autonomi (titolari di partita IVA), a chi percepisce un reddito non gestibile dal Modello 730 (redditi esteri, da capitale, da locazione) e a chi non ha un sostituto d’imposta. Si presenta autonomamente in unica soluzione al 30 novembre oppure in due rate, 40% entro il 30 giugno e il restante 60% entro il 30 novembre. Le imposte da pagare devono essere presentate tramite il Modello F24.
L’Irpef viene corrisposta tramite acconto o saldo: acconto, in una o due rate, per l’anno in corso, richiesto se l’imposta superava nell’anno precedente 51,65 euro. Unica soluzione entro il 30 novembre se l’acconto è inferiore a 257,52 euro, due rate 40% entro il 30 giugno e 60% entro il 30 novembre, per acconti pari o superiori a 257,52 euro. Il saldo per l’anno precedente viene saldato insieme al primo acconto di giugno o luglio in rate mensili fino a novembre.
Come si calcola l’Irpef
Le regole su come si calcola l’Irpef sono gestite dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che regolamenta anche detrazioni e deduzioni delle persone fisiche tenute a pagare l’imposta. La base imponibile dell’Irpef riguarda la totalità dei redditi percepiti nel corso dell’anno da lavoro dipendente, assimilati e di impresa.
Come detto in precedenza dal 1° gennaio 2024 le aliquote applicate sono 3, basate su altrettanti scaglioni: aliquota al 23% per i redditi fino a 28.000 euro (primo scaglione), aliquota al 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro (secondo scaglione) e aliquota al 43% per i redditi che superano 50.000 euro (terzo scaglione).
La progressività dell’imposta si palesa proprio tramite gli scaglioni, ognuno con un valore minimo e massimo in cui si paga una specifica aliquota percentuale. Il reddito che va oltre il valore massimo di uno scaglione verrà tassato secondo l’aliquota immediatamente successiva. Facciamo un esempio per capire come si calcola l’Irpef. Ipotizziamo un reddito imponibile di 30.000 euro, in questo caso, l’imposta lorda rientra nella prima aliquota del 23% per i primi 28.000 euro, più il 35%, della seconda aliquota, per i restanti 2.000 euro.
Ricordiamo inoltre che l’imposta non è dovuta ai redditi che non superano determinate soglie. Nel 2024 sono completamente esentati dal pagamento delle tasse i lavoratori dipendenti titolari di redditi non superiori a 8.500 euro. La soglia per i lavoratori autonomi è di 5.500 euro.
Perché l’Irpef è importante
Prima abbiamo visto a cosa serve l’Irpef, e prima ancora perché è nata. La sua utilità è fondamentale per lo stato sociale e la progressività fiscale prevista dalla costituzione, ma nel concreto e pragmatico perché è importante? Quali sono i suoi effetti?
Anzitutto, è una delle maggiori entrate per le casse dello Stato, e garantisce risorse per servizi essenziali come: sanità, istruzione, sicurezza, infrastrutture e welfare; ed essendo un’imposta progressiva, redistribuisce la ricchezza in modo equo facendo contribuire in misura maggiore a chi guadagna di più, e quindi in proporzione al proprio reddito, andando incontro alle fasce meno abbienti.
Senza l’Irpef sarebbe difficile costruire o mantenere scuole, ospedali, forze dell’ordine e altre strutture pubbliche. Aiuta infatti a ridurre le disuguaglianze economiche e a finanziare programmi sociali per chi è in difficoltà, pianificare interventi economici, investimenti e politiche di sviluppo.
Sapere che cos’è l’Irpef e capire come funziona è fondamentale per comprendere il funzionamento di uno Stato. A livello economico, promuovendo equità e contribuendo alla coesione sociale per sostenere il benessere collettivo. Senza si metterebbe in discussione l’esistenza stessa del paese.
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