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Ristorante tipico piemontese a Torino: ecco dove andare
/0 Commenti/in Recensioni e consigli, Uncategorized /da Rossella GuarneriI migliori ristoranti con cucina tipica piemontese a Torino
Se passeggiando incontrate un Lagotto romagnolo con il naso all’ingiù che cerca qualcosa tra l’erba e le foglie, vuol dire che siete nel posto giusto! Sta cercando il prelibato tartufo bianco, o più etimologicamente tuber magnatum, il diamante della cucina tipica piemontese per eccellenza. Delle zone di Acqualagna e Alba, dove si svolge la magnifica manifestazione della Fiera del tartufo bianco. Visto che già siete qui, fermatevi in un ristorante piemontese a Torino, chiedete del tartufo bianco ed assaggiatelo!
Perché il ristorante piemontese a Torino è l’idea giusta?
Quando visiti un luogo o vai in una città anche vicina alla tua, ma che ancora non conosci, tendi a cercare ristoranti che siano frequentati dalla gente del posto. Che conoscano la vera tradizione.
Ecco che un ristorante tipico piemontese, Torino con le sue osterie o trattorie, che propone una cucina piemontese, sarà la scelta giusta per voi. E dove andare se non in una delle tipiche “piole”?
La piola è uno di quei luoghi dove trovi l’unica e inconfondibile cucina piemontese, non è solo un ristorante piemontese, Torino vanta di questi luoghi dove si mescola la tradizione e la convivialità tipica del piemontese, e l’innovazione di menù rivisitati da chef di nuova generazione, che sperimentano piatti creativi ma sempre mantenendo quel gusto originario.
Non fatevi ingannare dalle insegne! Quelle rimangono storiche, per tutelare così il ricordo olfattivo e il sapore di una volta. L’atmosfera familiare vi accompagnerà all’interno dell’identità, di un ristorante piemontese a Torino.
Magari accolti dall’oste in persona, che vi illustrerà le portate più ricercate ma consigliando anche piatti della cucina piemontese da osare, accanto ad un buon vino rosso, come un barbera o un dolcetto o una caraffa di vino della casa, e non mancheranno di certo i tipici grissini torinesi: i “rubatà”.
Ristorante con cucina tipica piemontese Torino: cosa assaggiare?
La cucina piemontese è ricca di sapori decisi e forti, con piatti a base di carne e di selvaggina, paste ripiene e antipasti ricchi. Famosa per gli agnolotti e il brasato, il bollito misto e la bagna cauda, la polenta e i plin.
La cucina piemontese riflette la sua particolare posizione geografica al confine con la Francia, la Valle d’Aosta, la Svizzera, La Lombardia e la Liguria, unificando le tradizioni culinarie delle diverse culture, per ottenere una cucina ricca ed eccezionalmente eterogenea.
Tra la pianura della coltivazione del riso della Lombardia e la zona più collinare piemontese, dove derivano appunto il tartufo bianco d’ Alba e il pregiato Fassone, e da una fascia alpina ricca di laghi e montagne, si dà vita a piatti di grande ammirazione.
Perché è da questa varietà di paesaggi e terre dai molteplici prodotti, che nascono piatti gastronomici di vasta scelta, a seconda di ogni singolo gusto e piacere della tavola: dalla carne, al pesce di lago, dalla pasta tirata a mano alla incredibile offerta di formaggi come tome e robiole, e poi ancora verdure con brasati, dolci e vini di una grande tradizione vinicola italiana.
Ti ho incuriosito? Allora non ti resta che dare un’occhiata ai ristoranti piemontesi a Torino che ti sto per consigliare. Seguimi!
I 10 migliori ristoranti piemontesi a Torino
Dalle osterie alle stelle Michelin. A Torino puoi trovare il ristorante piemontese giusto, che fa per te. Ecco un elenco di ristoranti piemontesi a Torino che puoi consultare e scegliere per la tua cena romantica o di passaggio.
1 Madama Piola
Madama Piola, l’esatto connubio di una cucina raffinata con un cuore tradizionale, che racchiude veramente il ricordo familiare e che gli chef restituiscono attraverso la memoria dei loro nonni. In più questo ristorante piemontese, a Torino centro, offre una vasta cantina. Tra le loro proposte di cucina piemontese troverete i brodi di carne, di funghi, burro e salvia, e i bolliti di lingua, cotechino o gallina. Il menù varia a seconda della stagione, quindi non potrete che trovare prodotti di alta qualità.
Info: via Ormea, 6/bis Torino
Prezzo medio 35 €
2 Piola da Cianci
Piola da Cianci, che attrae per la sua sala tutta decorata da poster vintage e la possibilità di accomodarsi in una terrazza. Dagli antipasti come la battuta di Fassona e il vitel tonné, i tajarin di carne e verdura, alla lonza alla senape e per dessert, il tipico bonet a base di cacao e amaretti secchi. Essendo questo a Torino, un ristorante piemontese molto ricercato vi consiglio di prenotare molto prima, soprattutto la domenica, quando le file chilometriche occupano la strada.
Info: Largo IV Marzo, 9/B Torino
Prezzo medio 25 €
3 Ristorante Consorzio
Ristorante Consorzio, alla ricerca dei ristoranti piemontesi a Torino, questo lo riconosci dall’insegna che raffigura un toro che insegue un lampione rosso, un disegno come ce ne sono tanti nella sala. Ambiente accogliente e giovanile dove puoi scegliere un menù degustazione o à la carte. Tra i loro piatti particolari, vi consiglio i Ravioles ai porri di Cervere, Toma del Lait Brusc e nocciole e la Costata di bue di razza piemontese Fassona.
Info: via Monte di Pietà 23, Torino
Prezzo medio 45/50 €
4 Antiche sere
Antiche sere, se volete allontanarvi dai ristoranti piemontesi di Torino centro e dal solito giro turistico, consiglio questo posto assolutamente tranquillo composto da tre salette e che in estate offre la possibilità di mangiare in un giardino esterno con tanto di viti che scendono dalla tettoia, immergendosi in un ambiente di campagna. Segnalato dalla guida Michelin, per il servizio di un’oca in umido con le verze, il tapulon ovvero uno spezzatino di carne di asino sminuzzata e la panna cotta.
Info: via Cenischina 9, Torino
Prezzo medio 30/40 €
5 Terrazza 1883
Terrazza 1883, ristorante piemontese a Torino di uno dei circoli remieri più antichi d’Italia, ideale per la tua serata romantica ai bordi del Po. Una location che merita sia un aperitivo che una cena, soprattutto in primavera e in estate. Ma che possiede anche una sala interna. Rinomata per i drink con prodotti del panorama della mixology, se quello che cercate è qualcosa di piu’ sfizioso, questo è il posto che fa per voi. Taglieri di salumi e formaggi e molti piatti da portata tradizionali.
Info: corso Moncalieri 22, Torino
Prezzo medio aperitivo 15 € / cena 30 €
6 Albergo Ristorante San Giors
Albergo Ristorante San Giors, questo ve lo segnalo per fare un tuffo nel passato, un albergo ristorante piemontese del 1815 conosciuto a Torino anche con il nome Ponte Dora. Dal personale cortese e professionale in un’atmosfera tra art deco e contemporaneo. Se chiedi un bollito misto, loro ti servono il vero bollito misto composto da “nove tagli” con muscolo, testina, scaramella, lingua, brutto e buono, coda, cotechino, gallina e salame di turgia. Tutto accompagnato da sette salse, due contorni e un assaggio di plin da immergere nel brodo caldo.
Info: via Borgo Dora 3/A, Torino
Prezzo medio 30/40 €
7 La Cloche 1967
La Cloche 1967, un ristorante piemontese tramandato dai nonni a i nipoti, a Torino è riconosciuto per la generazione che parte dalla tradizione fino al confronto con il moderno. In una location particolare poiché si trova alle pendici delle colline torinesi. I fratelli Riccardo e Alberto vi accoglieranno e vi proporranno il loro menù, con la battuta di Fassona al coltello accompagnata da tre salse o il dolce della cucina piemontese, il bunet.
Info: Strada al traforo di Pino 106, Torino
Prezzo medio 40/60 €
8 Almondo Nuovo
Almondo Nuovo, torniamo in pieno centro di Torino ed è proprio di nuova fattura questo ristorante piemontese. Nato da pochissimo, ha già conquistato la sua ottima recensione Michelin. Dal design industriale, semplice e pulito, con piante che ossigenano la sala, vi farà sentire come a casa. Servendo piatti della cucina piemontese e piatti derivanti da ogni dove dell’Italia, così come lo è l’intero staff che ci lavora. Dagli scialatelli ai frutti di mare, ai plin e allo zabaione con torta langarola, ed è stata riconosciuta dall’associazione AIC per i suoi piatti accuratamente senza glutine. Anche il loro sito vi stupirà, accogliente e familiare, guardatelo con i vostri stessi occhi https://almondotrattoria.it/almondo/
Info: piazza grande madre di Dio 2/L, Torino
via Giuseppe Mazzini 12/A (per i celiaci)
Prezzo medio 30/40 €
9 Fratelli Bruzzone
Fratelli Bruzzone, un vero e proprio laboratorio della cucina piemontese homemade, perché puoi vedere i loro prodotti scelti, di stagione e della regione, direttamente sul banco che trovi in sala. Una storia al passo coi tempi, perché vincono il premio “Miglior impresa che comunica” vantando di grandi collaborazioni con Alcott, RedBull, Martini e l’Università di Torino. Per ricevere anche il premio “Migliori Agnolotti di Torino”. E potrete provare i Tomini al verde, i Tajarin e la Trippa alla moda di Moncalieri.
Info: via Maria Vittoria 34/A, Torino
Prezzo medio 30 €
10 Condividere
Condividere, qui saliamo proprio di qualità, perché non assaggerete semplice cucina piemontese, ma vivrete una vera e propria esperienza. Per iniziare avrete la bellissima occasione di mangiare in un ristorante piemontese a Torino, allestito con la scenografia di Dante Ferretti, e sarete accolti da un’elegantissima brigata di sala. Offrendo tre menù denominati Classici, Festival e Gran Festival e per il dolce c’è una stanza dedicata. Per questo ha ottenuto una stella Michelin.
Info: via Bologna 20, Torino
Prezzo medio 90/140 €
La tavola è convivialità, gusto, esperienza, cercare un ristorante piemontese, tra i migliori a Torino non è semplice, Torino centro ne è piena. L’Italia è avvolta dalla buona cucina e proprio come disse Federico Fellini “La vita è una combinazione di pasta e magia”. Basta trovare la combinazione giusta per voi!
Cimici da letto: come riconoscerle ed eliminarle
/0 Commenti/in Attualità /da Elena CiunfriniCome riconoscere le cimici da letto in casa
Non siamo soli. Le nostre case pullulano di vita. Anche quando abbiamo salutato tutti e chiuso la porta, un intero ecosistema ci accompagna giorno e notte fra le pareti della nostra casa. Fra questi ospiti più o meno graditi ce n’è uno che senz’altro non pecca in discrezione: le cimici da letto!
Cosa sono le cimici da letto?
Le cimici da letto sono piccoli, insetti infestanti privi di ali che vivono in ambienti chiusi, prevalentemente nelle camere da letto, fra le crepe dei muri e soprattutto nei pressi delle cuciture dei materassi. Di colore rosso scuro-marroncino, hanno il corpo schiacciato che permette loro di infilarsi in spazi stretti e nascosti alla vista. Le cimici da letto sono insetti gregari, vivono in gruppi composti da diverse centinaia di individui . Trovarne una significa avere una colonia ben fornita con cui condividere il nostro spazio. Poco attive di giorno, quando restano nascoste e immobili, si rianimano durante la notte quando vanno in giro alla ricerca del loro cibo: il nostro sangue. Le cimici da letto sono infatti insetti emetofagi. La loro unica fonte di sostentamento è il sangue di animali a sangue caldo, primo fra tutti l’uomo. Questi insetti sono attratti dall’odore dell’anidride carbonica che emettiamo durante il sonno e proprio per questo motivo i nostri letti sono il luogo ideale in cui vivere, nutrirsi e riprodursi.
Cimici da letto, come riconoscerle
Se è vero che le cimici da letto hanno un colore scuro, in pieno contrasto col candore di materassi e lenzuola, e che, seppur piccole, si possono tranquillamente distinguere ad occhio nudo, le loro abitudini notturne e la loro capacità di nascondersi negli anfratti più remoti fa si che la loro presenza resti segreta per parecchio tempo.
Ma allora come facciamo a sapere se la nostra casa è infestata dalle cimici da letto? Come facciamo a riconoscerle? Non le vedremo mai camminare per casa, non le sentiremo strisciare o fare rumore, ma possiamo stare certi che quando siamo stesi a letto, serenamente addormentati, le cimici da letto camminano sui nostri corpi alla ricerca di un punto da mordere per succhiarci il sangue.
Riconoscere le punture
Le cimici da letto pungono prevalentemente le parti scoperte del corpo come viso , collo gambe e braccia. Se al mattino vi svegliate con una serie di macchioline rosse e pruriginose, quasi sicuramente siete stati il banchetto delle cimici da letto. Come riconoscerle in maniera sicura? Gli insetti che pungono l uomo sono diversi: zanzare, tafani, pulci… La lista è lunga e tutti, come è logico pensare, pungono quando il nostro stato di allerta è basso o nullo, come durante il sonno, e prevalentemente nelle aree del corpo non protette dai vestiti. Ma le cimici da letto, questi poco seducenti vampiri kafkiani in miniatura, hanno la fastidiosa abitudine di spostarsi in linea retta lungo la porzione di pelle da cui stanno attingendo, creando così una fila di morsi consecutivi, uno dopo l’altro. La stessa singola cimice può mordere anche cinque o sei volte prima di definirsi sazia. Le cimici da letto si spostano per trovare il punto migliore da mordere o semplicemente perché disturbate dai nostri movimenti involontari durante il sonno.
Uova da cimici da letto
Oltre alle tracce sul nostro corpo, le cimici da letto lasciano chiari segni della loro presenza nell’ambiente in cui vivono. Essendo insetti particolarmente prolifici, non sarà difficile trovare le loro uova. Una femmina, può deporre dalle 20 alle 50 uova alla volta ed arrivare a un totale di 500 uova nel corso della sua vita. Con un simile rapporto fra individui e nascite, si può capire quanto infestante possa essere questo insetto. Nel giro di un mese, le zone in cui vengono deposte le uova si espandono ben oltre i confini del materasso , andando a colonizzare ogni anfratto, ogni tessuto che presenti cuciture o pieghe che possano fornire rifugio.
Le uova da cimici da letto sono di colore grigio chiaro e molto piccole, della grandezza di circa un mm e di forma ovoidale. Vengono deposte inizialmente nelle stesse pieghe delle cuciture dei materassi in cui vivono le cimici stesse. Occorre armarsi di torcia e magari anche una lente per riuscire a vederle. Chiazze bianche numerose altro non sono che i residui di uova di cimici da letto dischiuse.
Gli escrementi delle cimici
Un altro elemento utile a determinare la presenza delle cimici da letto sono gli escrementi.
Gli escrementi delle cimici da letto sono macchioline nere molto piccole, e difficili da distinguere perché spesso vengono in parte assorbite dalla stoffa in cui sono deposte. Un polpastrello particolarmente sensibile può percepirne i leggeri rilievi, ma difficilmente saltano all’occhio senza una ricerca meticolosa. Bisogna anche ricordare che questi insetti sono ospiti molto irrispettosi e spesso dopo il pasto è possibile che gli escrementi delle cimici da letto vengano depositati direttamente sulla nostra pelle.
Sono pericolose le cimici da letto?
Dal momento che questi insetti entrano in contatto col nostro sangue, è lecito chiedersi se sono pericolose. Le cimici da letto non portano malattie e pertanto non sono pericolose per l’uomo.
Ciononostante la loro saliva contiene un agente irritante che rende i morsi pruriginosi. Questo effetto, oltre ad un evidente problema estetico, a seguito dell’eccessivo grattarsi può portare a micro lesioni cutanee da cui possono entrare altri batteri presenti nell’ambiente.
Cimici da letto e rimedi della nonna: sì o no?
Quando si parla di disinfestazione all’interno della casa in cui viviamo, l’idea di saturare il nostro ambiente con agenti chimici non sembra l’idea migliore. Ecco che allora si comincia a valutare la possibilità di usare sistemi alternativi. Ma eliminare le cimici da letto con i rimedi della nonna, per quanto eticamente affascinante, non dà i risultati sperati. Questi insetti infatti non hanno sostanze che li infastidiscono a tal punto da allontanarli o meglio distruggerli. Le cimici da letto si sono adattate molto bene nel corso dei secoli alle nostre abitazioni con tutto ciò che contengono, vivono in simbiosi con l’uomo e non c’è pianta, alimento, o profumo che abbia potere su di loro.
Olio di lavanda, olio di eucalipto, aceto, hanno un effetto molto blando: migliorano la situazione ma non la risolvono.
Lavare la biancheria sicuramente aiuta, ma non basta. È anche difficile pensare di poter lavare contemporaneamente tutta la stoffa presente in casa e ci sarà sempre un posto in cui le cimici da letto si possono rifugiare per poi ricominciare a riprodursi
Il vapore è senz’altro il metodo naturale più efficace, ma vale sempre il discorso fatto per gli altri: difficilmente si riuscirà a raggiungere ogni tana, ogni individuo, ogni uovo e quelli che rimangono continueranno a propagare l’infestazione.
A -23°C le cimici da letto muoiono in pochi minuti ma, a meno che non riusciate a trasportare casa vostra in Groenlandia in una notte di inverno, anche questa soluzione la dobbiamo scartare.
Data la velocità con cui si moltiplicano le cimici da letto, i rimedi della nonna sono una controproducente perdita di tempo che renderà solo più difficile eliminare un infestazione che da pochi individui ha ormai raggiunto le centinaia se non migliaia.
Cimici da letto: come eliminarle definitivamente.
Una volta appurato che la nostra casa è infestata da queste fastidiose creature notturne succhia sangue, per poter nuovamente dormire sonni tranquilli dobbiamo trovare una soluzione al problema.
Quando si tratta di cimici da letto come si fa a eliminarle?
Esistono in commercio diversi spray facilmente reperibili nei negozi specializzati o online. Hanno una buona efficacia :se l’infestazione è circoscritta e siete sicuri di aver individuato ogni possibile tana, risolverete il problema senza troppa fatica.
Nel caso delle cimici da letto, come eliminarle dipende soprattutto dalla gravità dell’infestazione. Se vi siete accorti troppo tardi del problema, l’unica alternativa che avete è chiamare un professionista. Potete scegliere una delle aziende specializzate in disinfestazioni della vostra città che in poche ore risolveranno il problema in maniera totale e definitiva.
Con le cimici da letto l’arma migliore è il tempismo. Agire subito dalla comparsa dei primi segni: alla prima puntura sospetta trovata al risveglio bisogna cercare la tana, le tracce, le uova di cimici da letto, gli escrementi di cimici da letto e provvedere subito a disinfestare la zona.
Cos’è l’Irpef, a cosa serve e come si calcola
/0 Commenti/in Attualità, Economia e Finanza /da Riccardo MartinelliUna guida all’imposta Irpef e come si calcola in busta paga
Quando riceviamo la nostra busta paga, inevitabilmente si guarda solo la cifra in fondo a destra, la retribuzione netta percepita dal lavoratore, senza notare più di tanto le altre voci utili per capire e leggere il cedolino. Tra queste voci c’è proprio l’Irpef. Acronimo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, è una delle principali tasse che i cittadini devono pagare allo Stato, e che colpisce i redditi prodotti sul territorio di lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati e alcuni tipi di imprese sia residenti che non residenti in Italia. Vista spesso con avversione e perplessità, ci domandiamo che cos’è l’Irpef, a cosa serve e come si calcola in busta paga, ma spesso rinunciamo a capirci qualcosa perché spaventati da numeri, termini e frasi sofisticate. In questo articolo rispondiamo alle domande suddette, e spieghiamo, in parole semplici ed esaustive, cos’è l’Irpef, per capire la sua importanza per il sistema fiscale italiano.
Che cos’è l’Irpef: storia dell’imposta
Prima di capire che cos’è l’Irpef è necessario riassumere brevemente la sua storia. Nata nel XIX secolo, fu introdotta inizialmente in Inghilterra e in altri paesi europei per accompagnare lo sviluppo delle fiorenti economie industriali e supportare le crescenti spese degli Stati.
L’idea di base era quella di un prelievo sul reddito complessivo di ogni individuo o famiglia, da qualsiasi fonte provenisse, da assoggettare ad aliquote (percentuali) progressive, crescenti per brevi intervalli di reddito, e con poche deduzioni o detrazioni personali (agevolazioni che intervengono sul reddito complessivo), al fine di garantire, in modo diretto e semplice, al bilancio pubblico una quota, considerevole, del reddito nazionale prodotto ogni anno.
Adottata poi nei principali paesi del mondo, in Italia fu introdotta solo nel 1973 con la riforma tributaria, attuata nel 1974. Prima di allora il sistema fiscale italiano era frammentato e obsoleto, basato su una serie di imposte diverse. Quelle sul reddito, suddivise in imposte complementari sul reddito, di ricchezza mobile e redditi agrari. E quelle sul patrimonio e beni, con imposte sui fabbricati e sulla ricchezza immobiliare.
Non coordinate tra loro, queste tasse mancavano di una visione complessiva e progressiva, per la redistribuzione della ricchezza, favorendo spesso le grandi rendite e le evasioni fiscali, più comuni nei redditi più alti. Mancava inoltre una differenziazione tra livelli di reddito, dove si applicavano identiche e rigide aliquote, penalizzando di conseguenza quelli più bassi. Un sistema che non rispettava pienamente il principio costituzionale della capacità contributiva.
L’introduzione dell’Irpef è stato un tentativo per risolvere questi problemi, creando un sistema unico e progressivo, con una tassazione basata sul reddito complessivo delle persone fisiche, e una maggiore attenzione ai redditi medio – bassi tramite detrazioni e scaglioni (fasce) progressivi. Un sistema che ha adeguato l’Italia agli standard fiscali dei paesi moderni.
L’Irpef è una tassa dinamica e nel corso degli anni ha subito varie modifiche. È l’imposta che ha subito il maggior numero di revisioni dalla sua entrata in vigore, per adattarsi alle esigenze economiche e sociali del paese, riducendo gli scaglioni e le aliquote, e aumentando bonus e detrazioni al fine di garantire una sostenibilità fiscale, ma anche per stimolare consumi e investimenti, senza penalizzare e andando incontro alle fasce di reddito medio – basse.
Inizialmente, nel 1974, erano 32 scaglioni con aliquote dal 10% al 72%, oggi (dal 1°gennaio 2024) gli scaglioni sono ridotti a 3 con altrettante aliquote 23%, 35% e 43%. Per il futuro si discute su una possibile flat tax per ridurre le attuali aliquote Irpef ad una sola aliquota valida per tutti i contribuenti, riducendo la pressione fiscale sui ceti bassi con le detrazioni.
A cosa serve l’Irpef
Una volta capito cos’è l’Irpef, possiamo facilmente intuire anche a cosa serve: contribuire allo stato sociale in base alle tue possibilità. L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche è una tassa diretta che deve essere corrisposta in proporzione a tutti coloro che producono un reddito, per rispettare la progressività fiscale prevista dalla costituzione.
Come funziona l’Irpef
L’Irpef si applica a vari tipi di reddito: lavoratori dipendenti e autonomi, liberi professionisti, pensionati e società di capitali e persone. Le scadenze per il pagamento Irpef variano a seconda del modello utilizzato, e della tipologia di reddito posseduta, per la dichiarazione dei redditi.
Il Modello 730, per lavoratori dipendenti e pensionati, si presenta generalmente entro il 30 settembre dell’anno successivo al periodo d’imposta, con possibilità per i coniugi di presentarlo in forma congiunta. Non è necessario versare autonomamente le tasse, che sono gestite dal sostituto d’imposta, solitamente il datore di lavoro o un ente pensionistica, con trattenute o eventuali rimborsi fiscali direttamente in busta paga o pensione.
Il Modello Redditi Persone fisiche è destinato ai lavoratori autonomi (titolari di partita IVA), a chi percepisce un reddito non gestibile dal Modello 730 (redditi esteri, da capitale, da locazione) e a chi non ha un sostituto d’imposta. Si presenta autonomamente in unica soluzione al 30 novembre oppure in due rate, 40% entro il 30 giugno e il restante 60% entro il 30 novembre. Le imposte da pagare devono essere presentate tramite il Modello F24.
L’Irpef viene corrisposta tramite acconto o saldo: acconto, in una o due rate, per l’anno in corso, richiesto se l’imposta superava nell’anno precedente 51,65 euro. Unica soluzione entro il 30 novembre se l’acconto è inferiore a 257,52 euro, due rate 40% entro il 30 giugno e 60% entro il 30 novembre, per acconti pari o superiori a 257,52 euro. Il saldo per l’anno precedente viene saldato insieme al primo acconto di giugno o luglio in rate mensili fino a novembre.
Come si calcola l’Irpef
Le regole su come si calcola l’Irpef sono gestite dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che regolamenta anche detrazioni e deduzioni delle persone fisiche tenute a pagare l’imposta. La base imponibile dell’Irpef riguarda la totalità dei redditi percepiti nel corso dell’anno da lavoro dipendente, assimilati e di impresa.
Come detto in precedenza dal 1° gennaio 2024 le aliquote applicate sono 3, basate su altrettanti scaglioni: aliquota al 23% per i redditi fino a 28.000 euro (primo scaglione), aliquota al 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro (secondo scaglione) e aliquota al 43% per i redditi che superano 50.000 euro (terzo scaglione).
La progressività dell’imposta si palesa proprio tramite gli scaglioni, ognuno con un valore minimo e massimo in cui si paga una specifica aliquota percentuale. Il reddito che va oltre il valore massimo di uno scaglione verrà tassato secondo l’aliquota immediatamente successiva. Facciamo un esempio per capire come si calcola l’Irpef. Ipotizziamo un reddito imponibile di 30.000 euro, in questo caso, l’imposta lorda rientra nella prima aliquota del 23% per i primi 28.000 euro, più il 35%, della seconda aliquota, per i restanti 2.000 euro.
Ricordiamo inoltre che l’imposta non è dovuta ai redditi che non superano determinate soglie. Nel 2024 sono completamente esentati dal pagamento delle tasse i lavoratori dipendenti titolari di redditi non superiori a 8.500 euro. La soglia per i lavoratori autonomi è di 5.500 euro.
Perché l’Irpef è importante
Prima abbiamo visto a cosa serve l’Irpef, e prima ancora perché è nata. La sua utilità è fondamentale per lo stato sociale e la progressività fiscale prevista dalla costituzione, ma nel concreto e pragmatico perché è importante? Quali sono i suoi effetti?
Anzitutto, è una delle maggiori entrate per le casse dello Stato, e garantisce risorse per servizi essenziali come: sanità, istruzione, sicurezza, infrastrutture e welfare; ed essendo un’imposta progressiva, redistribuisce la ricchezza in modo equo facendo contribuire in misura maggiore a chi guadagna di più, e quindi in proporzione al proprio reddito, andando incontro alle fasce meno abbienti.
Senza l’Irpef sarebbe difficile costruire o mantenere scuole, ospedali, forze dell’ordine e altre strutture pubbliche. Aiuta infatti a ridurre le disuguaglianze economiche e a finanziare programmi sociali per chi è in difficoltà, pianificare interventi economici, investimenti e politiche di sviluppo.
Sapere che cos’è l’Irpef e capire come funziona è fondamentale per comprendere il funzionamento di uno Stato. A livello economico, promuovendo equità e contribuendo alla coesione sociale per sostenere il benessere collettivo. Senza si metterebbe in discussione l’esistenza stessa del paese.
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