cimici da letto

Cimici da letto: come riconoscerle ed eliminarle

Come riconoscere le cimici da letto in casa

 

Non siamo soli. Le nostre case pullulano di vita. Anche quando abbiamo salutato tutti e chiuso la porta, un intero ecosistema ci accompagna giorno e notte fra le pareti della nostra casa. Fra questi ospiti più o meno graditi ce n’è uno che senz’altro non pecca in discrezione: le cimici da letto!

 

Cosa sono le cimici da letto?

Le cimici da letto sono piccoli, insetti infestanti privi di ali che vivono in ambienti chiusi, prevalentemente nelle camere da letto, fra le crepe dei muri e soprattutto nei pressi delle cuciture dei materassi. Di colore rosso scuro-marroncino, hanno il corpo schiacciato che permette loro di infilarsi in spazi stretti e nascosti alla vista. Le cimici da letto sono insetti gregari, vivono in gruppi composti da diverse centinaia di individui . Trovarne una significa avere una colonia ben fornita con cui condividere il nostro spazio. Poco attive di giorno, quando restano nascoste e immobili, si rianimano durante la notte quando vanno in giro alla ricerca del loro cibo: il nostro sangue. Le cimici da letto sono infatti insetti emetofagi. La loro unica fonte di sostentamento è il sangue di animali a sangue caldo, primo fra tutti l’uomo.  Questi insetti sono attratti dall’odore dell’anidride carbonica che emettiamo durante il sonno e proprio per questo motivo i nostri letti sono il luogo ideale in cui vivere, nutrirsi e riprodursi.

 

Cimici da letto, come riconoscerle

Se è vero che le cimici da letto hanno un colore scuro, in pieno contrasto col candore di materassi e lenzuola, e che, seppur piccole, si possono tranquillamente distinguere ad occhio nudo, le loro abitudini notturne e la loro capacità di nascondersi negli anfratti più remoti fa si che la loro presenza resti segreta per parecchio tempo.

Ma allora come facciamo a sapere se la nostra casa è infestata dalle cimici da letto? Come facciamo a riconoscerle? Non le vedremo mai camminare per casa, non le sentiremo strisciare o fare rumore, ma possiamo stare certi che quando siamo stesi a letto, serenamente addormentati, le cimici da letto camminano sui nostri corpi alla ricerca di un punto da mordere per succhiarci il sangue.

Riconoscere le punture

Le cimici da letto pungono prevalentemente le parti scoperte del corpo come viso , collo gambe e braccia. Se al mattino vi svegliate con una serie di macchioline rosse e pruriginose, quasi sicuramente siete stati il banchetto delle cimici da letto. Come riconoscerle in maniera sicura? Gli insetti che pungono l uomo sono diversi: zanzare, tafani, pulci… La lista è lunga e tutti, come è logico pensare, pungono quando il nostro stato di allerta è basso o nullo, come durante il sonno, e prevalentemente nelle aree del corpo non protette dai vestiti. Ma le cimici da letto, questi poco seducenti vampiri kafkiani in miniatura, hanno la fastidiosa abitudine di spostarsi in linea retta lungo la porzione di pelle da cui stanno attingendo, creando così una fila di morsi consecutivi, uno dopo l’altro. La stessa singola cimice può mordere anche cinque o sei volte prima di definirsi sazia. Le cimici da letto si spostano per trovare il punto migliore da mordere o semplicemente perché disturbate dai nostri movimenti involontari durante il sonno.

Uova da cimici da letto

Oltre alle tracce sul nostro corpo, le cimici da letto lasciano chiari segni della loro presenza nell’ambiente in cui vivono. Essendo insetti particolarmente prolifici, non sarà difficile trovare le loro uova. Una femmina, può deporre dalle 20 alle 50 uova alla volta ed arrivare a un totale di 500 uova nel corso della sua vita. Con un simile rapporto fra individui e nascite, si può capire quanto infestante possa essere questo insetto. Nel giro di un mese, le zone in cui vengono deposte le uova si espandono ben oltre i confini del materasso , andando a colonizzare ogni anfratto, ogni tessuto che presenti cuciture o pieghe che possano fornire rifugio.

Le uova da cimici da letto sono di colore grigio chiaro e molto piccole, della grandezza di circa un mm e di forma ovoidale. Vengono deposte inizialmente nelle stesse pieghe delle cuciture dei materassi in cui vivono le cimici stesse. Occorre armarsi di torcia e magari anche una lente per riuscire a vederle. Chiazze bianche numerose altro non sono che i residui di uova di cimici da letto dischiuse.

Gli escrementi delle cimici

Un altro elemento utile a determinare la presenza delle cimici da letto sono gli escrementi.

Gli escrementi delle cimici da letto sono macchioline nere molto piccole, e difficili da distinguere perché spesso vengono in parte assorbite dalla stoffa in cui sono deposte. Un polpastrello particolarmente sensibile può percepirne i leggeri rilievi, ma difficilmente saltano all’occhio senza una ricerca meticolosa. Bisogna anche ricordare che questi insetti sono ospiti molto irrispettosi e spesso dopo il pasto è possibile che gli escrementi delle cimici da letto vengano depositati direttamente sulla nostra pelle.

Sono pericolose le cimici da letto?

Dal momento che questi insetti entrano in contatto col nostro sangue, è lecito chiedersi se sono pericolose. Le cimici da letto non portano malattie e pertanto non sono pericolose per l’uomo.

Ciononostante la loro saliva contiene un agente irritante che rende i morsi pruriginosi. Questo effetto, oltre ad un evidente problema estetico, a seguito dell’eccessivo grattarsi può portare a micro lesioni cutanee da cui possono entrare altri batteri presenti nell’ambiente.

cimici da letto

Cimici da letto e rimedi della nonna: sì o no?

Quando si parla di disinfestazione all’interno della casa in cui viviamo, l’idea di saturare il nostro ambiente con agenti chimici non sembra l’idea migliore. Ecco che allora si comincia a valutare la possibilità di usare sistemi alternativi. Ma eliminare le cimici da letto con i rimedi della nonna, per quanto eticamente affascinante, non dà i risultati sperati. Questi insetti infatti non hanno sostanze che li infastidiscono a tal punto da allontanarli o meglio distruggerli. Le cimici da letto si sono adattate molto bene nel corso dei secoli alle nostre abitazioni con tutto ciò che contengono, vivono in simbiosi con l’uomo e non c’è pianta, alimento, o profumo che abbia potere su di loro.

Olio di lavanda, olio di eucalipto, aceto, hanno un effetto molto blando: migliorano la situazione ma non la risolvono.

Lavare la biancheria sicuramente aiuta, ma non basta. È anche difficile pensare di poter lavare contemporaneamente tutta la stoffa presente in casa e ci sarà sempre un posto in cui le cimici da letto si possono rifugiare per poi ricominciare a riprodursi

Il vapore è senz’altro il metodo naturale più efficace, ma vale sempre il discorso fatto per gli altri: difficilmente si riuscirà a raggiungere ogni tana, ogni individuo, ogni uovo e quelli che rimangono continueranno a propagare l’infestazione.

A -23°C le cimici da letto muoiono in pochi minuti ma, a meno che non riusciate a trasportare casa vostra in Groenlandia in una notte di inverno, anche questa soluzione la dobbiamo scartare.

Data la velocità con cui si moltiplicano le cimici da letto, i rimedi della nonna sono una controproducente perdita di tempo che renderà solo più difficile eliminare un infestazione che da pochi individui ha ormai raggiunto le centinaia se non migliaia.

Cimici da letto: come eliminarle definitivamente.

Una volta appurato che la nostra casa è infestata da queste fastidiose creature notturne succhia sangue, per poter nuovamente dormire sonni tranquilli dobbiamo trovare una soluzione al problema.

Quando si tratta di cimici da letto come si fa a eliminarle?

Esistono in commercio diversi spray facilmente reperibili nei negozi specializzati o online. Hanno una buona efficacia :se l’infestazione è circoscritta e siete sicuri di aver individuato ogni possibile tana, risolverete il problema senza troppa fatica.

Nel caso delle cimici da letto, come eliminarle dipende soprattutto dalla gravità dell’infestazione. Se vi siete accorti troppo tardi del problema, l’unica alternativa che avete è chiamare un professionista. Potete scegliere una delle aziende specializzate in disinfestazioni della vostra città che in poche ore risolveranno il problema in maniera totale e definitiva.

 

Con le cimici da letto l’arma migliore è il tempismo. Agire subito dalla comparsa dei primi segni: alla prima puntura sospetta trovata al risveglio bisogna cercare la tana, le tracce, le uova di cimici da letto, gli escrementi di cimici da letto e provvedere subito a disinfestare la zona.

cos è l'irpef

Cos’è l’Irpef, a cosa serve e come si calcola

Una guida all’imposta Irpef e come si calcola in busta paga

Quando riceviamo la nostra busta paga, inevitabilmente si guarda solo la cifra in fondo a destra, la retribuzione netta percepita dal lavoratore, senza notare più di tanto le altre voci utili per capire e leggere il cedolino. Tra queste voci c’è proprio l’Irpef. Acronimo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, è una delle principali tasse che i cittadini devono pagare allo Stato, e che colpisce i redditi prodotti sul territorio di lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati e alcuni tipi di imprese sia residenti che non residenti in Italia. Vista spesso con avversione e perplessità, ci domandiamo che cos’è l’Irpef, a cosa serve e come si calcola in busta paga, ma spesso rinunciamo a capirci qualcosa perché spaventati da numeri, termini e frasi sofisticate. In questo articolo rispondiamo alle domande suddette, e spieghiamo, in parole semplici ed esaustive, cos’è l’Irpef, per capire la sua importanza per il sistema fiscale italiano.

Che cos’è l’Irpef: storia dell’imposta

Prima di capire che cos’è l’Irpef è necessario riassumere brevemente la sua storia. Nata nel XIX secolo, fu introdotta inizialmente in Inghilterra e in altri paesi europei per accompagnare lo sviluppo delle fiorenti economie industriali e supportare le crescenti spese degli Stati.

L’idea di base era quella di un prelievo sul reddito complessivo di ogni individuo o famiglia, da qualsiasi fonte provenisse, da assoggettare ad aliquote (percentuali) progressive, crescenti per brevi intervalli di reddito, e con poche deduzioni o detrazioni personali (agevolazioni che intervengono sul reddito complessivo), al fine di garantire, in modo diretto e semplice, al bilancio pubblico una quota, considerevole, del reddito nazionale prodotto ogni anno.

Adottata poi nei principali paesi del mondo, in Italia fu introdotta solo nel 1973 con la riforma tributaria, attuata nel 1974. Prima di allora il sistema fiscale italiano era frammentato e obsoleto, basato su una serie di imposte diverse. Quelle sul reddito, suddivise in imposte complementari sul reddito, di ricchezza mobile e redditi agrari. E quelle sul patrimonio e beni, con imposte sui fabbricati e sulla ricchezza immobiliare.

Non coordinate tra loro, queste tasse mancavano di una visione complessiva e progressiva, per la redistribuzione della ricchezza, favorendo spesso le grandi rendite e le evasioni fiscali, più comuni nei redditi più alti. Mancava inoltre una differenziazione tra livelli di reddito, dove si applicavano identiche e rigide aliquote, penalizzando di conseguenza quelli più bassi. Un sistema che non rispettava pienamente il principio costituzionale della capacità contributiva.

L’introduzione dell’Irpef è stato un tentativo per risolvere questi problemi, creando un sistema unico e progressivo, con una tassazione basata sul reddito complessivo delle persone fisiche, e una maggiore attenzione ai redditi medio – bassi tramite detrazioni e scaglioni (fasce) progressivi. Un sistema che ha adeguato l’Italia agli standard fiscali dei paesi moderni.

L’Irpef è una tassa dinamica e nel corso degli anni ha subito varie modifiche. È l’imposta che ha subito il maggior numero di revisioni dalla sua entrata in vigore, per adattarsi alle esigenze economiche e sociali del paese, riducendo gli scaglioni e le aliquote, e aumentando bonus e detrazioni al fine di garantire una sostenibilità fiscale, ma anche per stimolare consumi e investimenti, senza penalizzare e andando incontro alle fasce di reddito medio – basse.

Inizialmente, nel 1974, erano 32 scaglioni con aliquote dal 10% al 72%, oggi (dal 1°gennaio 2024) gli scaglioni sono ridotti a 3 con altrettante aliquote 23%, 35% e 43%.  Per il futuro si discute su una possibile flat tax per ridurre le attuali aliquote Irpef ad una sola aliquota valida per tutti i contribuenti, riducendo la pressione fiscale sui ceti bassi con le detrazioni.

 

A cosa serve l’Irpef

Una volta capito cos’è l’Irpef, possiamo facilmente intuire anche a cosa serve: contribuire allo stato sociale in base alle tue possibilità. L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche è una tassa diretta che deve essere corrisposta in proporzione a tutti coloro che producono un reddito, per rispettare la progressività fiscale prevista dalla costituzione.

 

Come funziona l’Irpef

L’Irpef si applica a vari tipi di reddito: lavoratori dipendenti e autonomi, liberi professionisti, pensionati e società di capitali e persone. Le scadenze per il pagamento Irpef variano a seconda del modello utilizzato, e della tipologia di reddito posseduta, per la dichiarazione dei redditi.

irpef a cosa serve

Il Modello 730, per lavoratori dipendenti e pensionati, si presenta generalmente entro il 30 settembre dell’anno successivo al periodo d’imposta, con possibilità per i coniugi di presentarlo in forma congiunta. Non è necessario versare autonomamente le tasse, che sono gestite dal sostituto d’imposta, solitamente il datore di lavoro o un ente pensionistica, con trattenute o eventuali rimborsi fiscali direttamente in busta paga o pensione.

Il Modello Redditi Persone fisiche è destinato ai lavoratori autonomi (titolari di partita IVA), a chi percepisce un reddito non gestibile dal Modello 730 (redditi esteri, da capitale, da locazione) e a chi non ha un sostituto d’imposta. Si presenta autonomamente in unica soluzione al 30 novembre oppure in due rate, 40% entro il 30 giugno e il restante 60% entro il 30 novembre. Le imposte da pagare devono essere presentate tramite il Modello F24.

L’Irpef viene corrisposta tramite acconto o saldo: acconto, in una o due rate, per l’anno in corso, richiesto se l’imposta superava nell’anno precedente 51,65 euro. Unica soluzione entro il 30 novembre se l’acconto è inferiore a 257,52 euro, due rate 40% entro il 30 giugno e 60% entro il 30 novembre, per acconti pari o superiori a 257,52 euro. Il saldo per l’anno precedente viene saldato insieme al primo acconto di giugno o luglio in rate mensili fino a novembre.

 

Come si calcola l’Irpef

Le regole su come si calcola l’Irpef sono gestite dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che regolamenta anche detrazioni e deduzioni delle persone fisiche tenute a pagare l’imposta. La base imponibile dell’Irpef riguarda la totalità dei redditi percepiti nel corso dell’anno da lavoro dipendente, assimilati e di impresa.

Come detto in precedenza dal 1° gennaio 2024 le aliquote applicate sono 3, basate su altrettanti scaglioni: aliquota al 23% per i redditi fino a 28.000 euro (primo scaglione), aliquota al 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro (secondo scaglione) e aliquota al 43% per i redditi che superano 50.000 euro (terzo scaglione).

La progressività dell’imposta si palesa proprio tramite gli scaglioni, ognuno con un valore minimo e massimo in cui si paga una specifica aliquota percentuale. Il reddito che va oltre il valore massimo di uno scaglione verrà tassato secondo l’aliquota immediatamente successiva. Facciamo un esempio per capire come si calcola l’Irpef. Ipotizziamo un reddito imponibile di 30.000 euro, in questo caso, l’imposta lorda rientra nella prima aliquota del 23% per i primi 28.000 euro, più il 35%, della seconda aliquota, per i restanti 2.000 euro.

Ricordiamo inoltre che l’imposta non è dovuta ai redditi che non superano determinate soglie. Nel 2024 sono completamente esentati dal pagamento delle tasse i lavoratori dipendenti titolari di redditi non superiori a 8.500 euro. La soglia per i lavoratori autonomi è di 5.500 euro.

 

Perché l’Irpef è importante

Prima abbiamo visto a cosa serve l’Irpef, e prima ancora perché è nata. La sua utilità è fondamentale per lo stato sociale e la progressività fiscale prevista dalla costituzione, ma nel concreto e pragmatico perché è importante? Quali sono i suoi effetti?

Anzitutto, è una delle maggiori entrate per le casse dello Stato, e garantisce risorse per servizi essenziali come: sanità, istruzione, sicurezza, infrastrutture e welfare; ed essendo un’imposta progressiva, redistribuisce la ricchezza in modo equo facendo contribuire in misura maggiore a chi guadagna di più, e quindi in proporzione al proprio reddito, andando incontro alle fasce meno abbienti.

Senza l’Irpef sarebbe difficile costruire o mantenere scuole, ospedali, forze dell’ordine e altre strutture pubbliche. Aiuta infatti a ridurre le disuguaglianze economiche e a finanziare programmi sociali per chi è in difficoltà, pianificare interventi economici, investimenti e politiche di sviluppo.

Sapere che cos’è l’Irpef e capire come funziona è fondamentale per comprendere il funzionamento di uno Stato. A livello economico, promuovendo equità e contribuendo alla coesione sociale per sostenere il benessere collettivo. Senza si metterebbe in discussione l’esistenza stessa del paese.