TV Teramo

Lo switch off spegne TvTeramo

Da domani, con il passaggio al digitale terrestre, l’emittente della Confartigianato interrompe le trasmissioni in attesa dell’assegnazione di un canale

TERAMO – TvTeramo si spegne, ma solo momentaneamente. Con il passaggio al digitale terrrestre che in questi giorni sta interessando l’Abruzzo, l’emittente di proprietà della Confartigianato teramana interromperà per qualche giorno le trasmissioni “in quanto il Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento Comunicazioni ha emanato, tardivamente, il bando per l’assegnazione delle frequenze tv non permettendo, in questo modo, ad alcune emittenti di poter ‘riaccendere’ il proprio segnale il giorno dello switch off”.

È quanto si legge in un comunicato stampa firmato dal direttore della tv (nonché presidente della Confartigianato Teramo), Luciano Di Marzio. TvTeramo ha partecipato “senza intese con altre emittenti” al bando per l’assegnazione delle frequenze, posizionandosi al 19° posto della graduatoria. “Una scelta responsabile – scrive Di Marzio – in quanto, non avendo le risorse necessarie a completare gli investimenti e a ‘riempire’ i 6 palinsesti necessari per poter mantenere la frequenza, ha preferito usufruire dell’obbligo di must carrier a cui sono soggette le emittenti aggiudicatarie delle frequenze a favore dei soggetti non utilmente collocati in graduatoria. Ciò permetterà – spiega il direttore – alla nostra emittente di trasmettere su un canale di proprietà di una delle emittenti aggiudicatarie ad un costo agevolato stabilito dal Ministero”. Bisognerà aspettare che si concluda l’iter e che a TvTeramo venga assegnato un canale: a quel punto la rete comunitaria riprenderà le trasmissioni “ampliando la nostra copertura che sarà estesa a quasi tutta la Provincia”, puntualizza Di Marzio.

La Confartigianato ha acquistato la televisione nel 2000. “Con non pochi sacrifici siamo riusciti per 12 anni a sopravvivere – prosegue il comunicato – nonostante la mancanza di risorse e senza i proventi provenienti dalla pubblicità a causa del carattere comunitario della nostra emittente. Tutto ciò è stato possibile solo grazie ad una grande volontà e l’impegno costante dei tanti collaboratori (direttori, giornalisti e aspiranti giornalisti) che per anni hanno svolto, anche gratuitamente, il proprio lavoro e cogliamo l’occasione per ringraziarli ancora una volta tutti. Come ringraziamo i tecnici che ci hanno permesso di trasmettere, tra i primi in Italia, in streaming live sul nostro sito internet”. Quando la storica emittente (sorta nel 1974) riprenderà le attività, ci saranno novità, tra cui “quella di incentivare la tv di strada dando la possibilità a tutti di esprimere in tv la propria opinione”.

tagliati confini della riserva borsacchio

Borsacchio, tagliati i confini della Riserva

L’ostruzionismo dell’opposizione non basta: il Consiglio regionale approva la riperimentrazione. Fuori l’Annunziata, dentro i calanchi. E c’è chi promette battaglia

L’AQUILA – Manca solo la pubblicazione sul Bura, poi la riperimetrazione della riserva naturale del Borsacchio sarà legge. Con 26 ‘sì’ e 9 ‘no’ la proposta del consigliere regionale Berardo Rabbuffo (Fli) è stata approvata a maggioranza nel corso dell’assise odierna (favorevole anche Claudio Ruffini in dissenso dal Pd).

All’inizio tutto faceva presagire ad uno slittamento dei lavori, vista la mole di emendamenti presentati dai consiglieri d’opposizione Maurizio Acerbo (Rifondazione), Walter Caporale (Verdi), Cesare D’Alessandro (Idv) e Antonio Saia (Comunisti italiani). L’ostruzionismo, però, è stato sconfitto con l’approvazione di un sub-emendamento che ha fatto decadere gran parte dei testi.

Stando a quanto descritto nel corso della discussione, il nuovo perimetro aumenta ‘numericamente’ i km2 della riserva, ma elimina dai confini alcune porzioni di spiaggia come quella che da Cologna va fino al quartiere dell’Annunziata. Oltre al territorio giuliese, vanno via dalla riserva anche diverse aree antropizzate come Contrada Giammartino. Entrano invece alcuni territori interni, ad esempio i calanchi.

Sul tema specifico, gli oppositori alla riperimetrazione hanno precisato che il loro atteggiamento non è mai stato contrario alle legittime richieste di chi non può operare trasformazioni o piccole opere a causa delle leggi in vigore in attesa del Pan (Piano d’assetto naturalistico). Al contrario, hanno aggiunto, sono state presentate diverse soluzioni per venire incontro agli abitanti delle aree edificate, come quella delle deroghe alle Norme di salvaguardia, peraltro sostenuta anche dal dirigente regionale Antonio Sorgi (giudicata però impraticabile, ad esempio dal docente Enzo Di Salvatore).

Acerbo, Saia e D’Alessandro hanno più volte lanciato l’allarme circa la presunta illegittimità del testo approvato, votato senza il parere degli enti locali in Conferenza dei servizi e, stando alle critiche del consigliere dell’Idv, composto da commi che non “hanno la copertura finanziaria”. Ancora, da più parti si è fatta menzione circa le presunte pressioni a cui avrebbe ceduto lo stesso consigliere del Fli, da parte di noti imprenditori con mire “speculative” proprio sull’area protetta.

Sempre D’Alessandro ha poi contestato la legittimità stessa della discussione, attaccando duramente sia l’approvazione del sub-emendamento che il contenuto della proposta Rabbuffo, al punto da minacciare il ricorso alla Procura della repubblica. Acerbo, quindi, ha avvertito tutti che “la battaglia non è finita” e che si “combatterà” in tutte le sedi opportune per far si che il confine attuale non trovi compimento.

voli militari gran sasso

Voli militari sul Gran Sasso: scatta la protesta

TERAMO – Elicotteri militari che volteggiano sulle nostre montagne, uno “spettacolo” che non piace al Mountain Wilderness, movimento ambientalista, che lancia l’allarme su quelli che sono i rischi ambientali provocati dai voli ed annuncia: “Scriveremo al Ministro”.

“Ancora una volta siamo costretti a registrare come Il Gran Sasso d’Italia sia trasformato in una location per giochi di guerra. Non è la prima volta che le associazioni sono costrette a denunciare il volo di elicotteri da guerra sopra il Corno Grande e Campo Imperatore, voli che coinvolgono anche le vette del Monte Camicia e del Monte Prena”, recita una nota del movimento che spiega come per questi voli spesso l’Esercito non richieda alcuna autorizzazione, accampando la “scusa della segretezza di azioni militari”.

I rischi per il territorio, sia per la flora che per la fauna ma anche relativamente al rischio valanghe, sono numerosi secondo il movimento che vuol mettere fine a queste operazioni. “Non è più tollerabile – spiega Massimo Fraticelli del Direttivo Nazionale di Moutain Wilderness Italia – i danni ambientali  dei voli degli elicotteri dell’esercito sono  molto gravi:  provocano danni  alla fauna selvatica. I camosci, che spesso si trovano su tali versanti, sono costretti a spostarsi in altri luoghi in velocità correndo di roccia in roccia, talvolta dovendo far correre i loro piccoli. I voli di elicotteri, così come l’esercito li attua, in certe condizioni meteorologiche, possono provocare – prsegue Fraticelli – anche il distacco di valanghe, sopratutto in questo periodo, con le brutte conseguenze che scialpinisti potrebbero trovarsi a vivere. Inoltre il rumore rompe il silenzio, disturba chi vive la montagna cercando di apprezzare i suoi necessari silenzi, la quiete che porta l’ascolto dei mille versi di animali, per non considerare i continui disturbi agli alpinisti impegnati in salite e vie di arrampicata anche di notevoli difficoltà”.

L’associazione  Mountain Wilderness Italia intende sollecitare dalle autorità competenti una soluzione definitiva al problema. “Chiederemo al Ministro dell’Ambiente di affrontare il problema delle esercitazioni militari all’interno di aree protette, in Abruzzo come altrove – afferma il Presidente Nazionale Carlo Alberto Pinelli – Invieremo una lettera specifica al Ministro e chiederemo ai parlamentari abruzzesi di sottoscriverla. Contemporaneamente inoltreremo un nota informativa al Commissario Europeo per l’ambiente visto che ci troviamo in Siti di Interessi Comunitari ed è messa in pericolo la popolazione di Camoscio d’Abruzzo,  per la tutela della quale l’Unione Europea spende molti soldi”.

“I montanari del Gran Sasso d’Italia, unitamente agli alpinisti, hanno scritto negli ultimi quaranta anni pagine civili contro l’assalto del cemento alla montagna più grande dell’Appennino scegliendo l’alternativa della conservazione della memoria storica dei luoghi e la tutela delle voci e dei suoni della natura – afferma Mario Viola responsabile Mountain Widerness Abruzzo – Il danno psicologico provocato ai camosci, ai fringuelli alpini e alle aquile reali è molto elevato. Venti anni fa è ritornato il camoscio sul Gran Sasso per vivere i suoi ritmi e le sue avventure. E’ ora che gli elicotteri si ritirino dalle vette e dagli altopiani del Parco prima che la pazienza dei montanari, degli alpinisti e degli escursionisti si trasformi in protesta civile permanente.”

“La nostra associazione – chiosa la nota – ha fatto della battaglia al disturbo da elicotteri in montagna una propria caratteristica; è notizia di questi mesi come MW Italia sia riuscita a frenare il ricorso alla pratica del’Elisky sulle Dolomiti, a maggior ragione dobbiamo fermare i voli dell’Esercito”.

comandante de nigris

La lotta per la libertà del comandante de’ Nigris

TERAMO – Come si inizia un’intervista sul 25 aprile e sul valore della Resistenza ad un protagonista di quei tempi? Lasciando scorrere, limpidi come acqua pura, i ricordi di storie, eventi, personaggi, emozioni datati ormai quasi settant’anni or sono.

Mario de’ Nigris non accusa le ingiurie del tempo. Non almeno nella sorprendente lucidità, nell’autentica passione civile ancora esondante dalle sue parole, nel sorriso che d’improvviso esplode sul suo volto ad un ricordo felice o ad un pensiero sagace. Nato a Pescara nel 1923, dopo gli studi liceali a Milano (al seguito del padre funzionario della Società Elettrica Italiana), si appassiona all’arte frequentando l’Accademia a Roma e iscrivendosi alla facoltà di Architettura. E sarà proprio l’espressione figurativa a consacrarlo nel dopoguerra come uno dei massimi pittori teramani, in una carriera parallela al suo lavoro di funzionario della Banca Popolare riconosciuta come di assoluto valore dai massimi critici italiani.

Ma il nome di Mario de’ Nigris si lega inscindibilmente alla sua storia di partigiano. La fine ingloriosa del regime fascista, esplosa nella Seconda guerra mondiale, lo vede protagonista dell’afflato di libertà e riscatto di un popolo intero, concretizzatosi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 nella Resistenza e nella lotta partigiana. Gli eventi storici lo colsero al confine nordorientale italiano, tra Sagrado e Monfalcone, sergente della Brigata Sassari. Fatti riportati fedelmente, con l’intento di contribuire alla verità storica, nelle sue testimonianze appena date alle stampe grazie alla Cgil di Teramo, segmento della più ampia autobiografia in cantiere. Dopo aver già dato prova di determinazione e spirito d’indipendenza guidando l’ammutinamento di oltre 150 uomini del suo reggimento, prese la via del ritorno verso l’Abruzzo, sistemandosi a Morro d’Oro, suo paese d’origine. Era l’ottobre del 1943.

“In tutta la mia vita partigiana mi è sempre sembrato che l’imbattibilità dei tedeschi fosse una favola – sostiene oggi volgendo lo sguardo indietro con il coraggio che lo ha sempre contraddistinto – Nelle numerose peripezie che ho affrontato ho sempre avuto la meglio contro di loro, non ho mai avuto paura”. Tanto più vero quando, dopo aver organizzato due squadre di partigiani a Morro d’Oro e a Roseto, prese il comando di quella ventina di uomini, giovani del posto, che resistettero nel borgo collinare agli ultimi fuochi di paglia dell’esercito hitleriano in ritirata. “Assaltammo il Comune asportando le armi rimaste dei fascisti – ripercorre con dovizia di particolari le azioni più clamorose – facemmo razzia dei Consorzi agrari per dare da mangiare agli sfollati e ai poveri, organizzammo le barche da pesca con cui, dal litorale, facemmo fuggire verso Bari ricercati e perseguitati dalle truppe straniere. Ne mettemmo in salvo molti, tra cui l’intellettuale comunista Libero Pierantozzi”. In una di quelle azioni perse la vita il cugino, Biagio de’ Nigris, annegato nel mare gelido mentre cercava di mettersi in salvo a nuoto dalle raffiche di mitra degli invasori.

Rischiò la vita, Mario de’ Nigris, ma affrontò gli avvenimenti con l’unica preoccupazione di tutelare l’incolumità dei residenti dalle sempre possibili rappresaglie nazifasciste. “Accadde che, per l’irresponsabilità di un membro della banda che non ci era mai piaciuto, i tedeschi scoprirono che ci nascondevamo a Morro d’Oro – racconta il comandante partigiano – Spararono tre colpi di mortaio, senza conseguenze, e arrivarono con le auto blindate nella piazza del paese, intimando alla popolazione di consegnarmi. Ma nessuno parlò ed anzi, rientrando velocemente nelle case, iniziarono a preparare la fuga. Non lo permisi, perché i tedeschi volevano solo me e io non volevo esporre a pericoli gente inerme. Fu così che mi presentai”. Fatto prigioniero, de’ Nigris fu condotto nell’accampamento e condannato a morte per fucilazione al mattino seguente. Ma erano gli attimi concitati della ritirata e, per non rallentare le operazioni, i tedeschi preferirono lasciarlo andare (anche per paura della reazione dei compagni partigiani) proseguendo nella fuga verso Teramo e poi più a nord. Fu come la fine di un incubo per Morro d’Oro: Mario de’ Nigris rientrò in paese tra sincere manifestazioni di gioia, sequestrò i fondi dell’ex partito fascista alle poste locali e organizzò il viaggio di rientro verso le proprie città dei numerosi sfollati.

L’esperienza partigiana nel Teramano (con le gesta eroiche di Bosco Martese entrate nella leggenda) era finita ma non l’occupazione tedesca del Paese. “Si combatteva ancora la guerra di liberazione – ricorda – ed io decisi di partire volontario per terminare l’opera. Fui assegnato alla Divisione Mantova di stanza ad Ortona e vissi ancora gli eventi successivi al fianco dell’esercito alleato”. Finita la guerra rientrò a Teramo ed iniziò la nuova vita del partigiano Mario de’ Nigris. Vinto il concorso alla Banca Popolare, ne fu dirigente per quarant’anni. Si dedicò alla pittura, con enorme successo, e animò la vita sociale e culturale teramana: per 25 anni presidente della Fratellanza Artigiana, attivo per anni nell’Istituto abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea, fondatore della sezione teramana di Italia Nostra e dell’associazione Teramo Nostra. Oggi, tra l’altro, è presidente onorario dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani.

“Ho cercato di tenere sempre vivo il ricordo della Resistenza – dice – impegnandomi negli scritti, negli studi e nella trasmissione delle vicende storiche. Oggi è importante insegnare ai giovani a tenere in vita la memoria e, ad esempio, mi sono riavvicinato all’Anpi quando ho visto che si stava aprendo ai giovani”. Impegnato politicamente (“sono sempre rimasto di sinistra, legato a quella storia”, afferma con decisione), sullo scenario sociale dell’Italia moderna non ha alcun dubbio: “Non si può più parlare di antifascismo oggi. Se penso al fascismo sento solo la puzza di una carcassa morta, è impossibile parlarne come di una cosa viva o di un pericolo reale. Non vedo contro chi bisogna combattere oggi: se si dovessero riprendere le armi sono il primo a farlo, ma a chi dovrei sparare? Mi rifiuto di combattere contro qualcosa che è già morto da tempo. Oggi non c’è il nemico, i movimenti che si richiamano a quei valori sono solo delinquenti, quei valori non esistono più. Abbiamo fatto una guerra per eliminarli ed abbiamo vinto”.

Grazie comandante de’ Nigris, e buon 25 aprile.

cari compagni vi scrivo

Cari Compagni vi scrivo…

TERAMO – Io sono per la libertà. E per il rispetto. Libertà di pensiero e parola, rispetto per chi lavora, lotta, suda, prova e riprova. Così ho sempre pensato che anche nel lavoro che faccio devo usare sempre la libertà ed il rispetto come fari. Ci provo, forse non sempre ci riesco, ma ci provo, ogni giorno, con umiltà e serietà.

Questo mio voler lavorare così mi porta a dare spazio a tutti coloro che abbiano qualcosa da dire, qualcosa da proporre. Da destra, sinistra, centro. Nel giornale che dirigo ho dato spazio a partiti e movimenti, laddove l’hanno chiesto o quando ho ritenuto dovessero essere interpellati. Facendo una rapida ricerca sul nostro quotidiano si capisce agevolmente come, da CasaPound ad Azione Antifascista, esso sia stato aperto ad interventi e notizie, polemiche ed iniziative dell’una e dell’altra parte.

Ho seguito poi la vicenda dei cinque giovani teramani arrestati nell’ambito delle indagini sugli scontri di Roma dello scorso ottobre. Ho scritto la cronaca che le forze di polizia hanno illustrato. Ho riportato i punti di vista di Azione Antifascista, di Rifondazione Comunista e il “non sono criminali” del legale difensore di alcuni degli indagati. Ho provato a fare il mio lavoro. Al meglio. Con onestà. Io odio la violenza, ma odio anche le sentenze preconfezionate; io odio i luoghi comuni tanto quanto il vittimismo. In questa vicenda degli arresti ho riportato i fatti, così come, fino ad oggi, sono stati illustrati, dall’una e dall’altra parte. Io, per ora, la verità, ammesso che ce ne sia solo una, non la conosco. Spero emerga presto.

Proprio in virtù di tutto questo, alle parole che oggi, tramite un comunicato stampa, arrivano da Azione Antifascista non ci sto. Non ci sto all’attacco che i ragazzi del movimento muovono in maniera generica a “giornalisti e mass media” che “si sono scagliati contro il nostro gruppo, siamo stati etichettati come anarco-insurrezionalisti, come gruppo fomentatore dell’assalto al blindato dato alle fiamme, come black block, e si è addirittura parlato di ‘cellula teramana’. Noi a Roma c’eravamo e non abbiamo fatto nulla di cui vergognarci, non siamo disposti a fare da capro espiatorio e assumerci le responsabilità di episodi che sono il naturale sbocco della rabbia popolare derivante dalle politiche di macelleria sociale attuate dagli ultimi governi nel nostro paese”, scrive nella nota Azione Antifascista Teramo.

A volte è bene ed opportuno fare dei distinguo ed evitare di fare di tutt’erba un fascio. Sì perchè di inesattezze forse ne sono state dette e scritte molte su questa vicenda ma non da tutti. Non da noi. Noi conosciamo bene la differenza tra un antifascista e un anarchico, tra un black bloc e un fascista, e via discorrendo. Tanto che mai, su questo giornale, siete stati – mi rivolgo direttamente ai giovani del movimento – etichettati diversamente da quello che siete: Antifascisti. Al limite “vicini alla sinistra”.

L’attenzione che – legittimamente – chiedete nel non essere bollati per ciò che non siete, mostratela anche voi nel non fare di tutti i giornalisti o mass media la stessa cosa. A volte basta un “qualche” davanti alla parola “giornalista” per essere meno generici. Se sbaglio mi correggerete: censure alle vostre parole di critica verso la categoria che attaccate non mi pare di vederne.

“È chiaro da tempo che le autorità fanno il possibile per farci passare come un gruppo pericoloso e criminale soprattutto quando iniziamo a riscuotere consenso e partecipazione. Ciò che è stato scritto in merito alla premeditazione dell’attacco alle forze dell’ordine e al compimento di azioni criminose lungo tutto lo svolgimento del corteo è falso, e non trova alcun riscontro nei capi d’accusa contestati al nostro compagno (Davide Rosci ndr) in particolare e agli altri arrestati della nostra provincia in generale. Tutta questa montatura sottolinea l’accanimento nei nostri confronti. Ulteriore dimostrazione – si legge ancora nella nota del movimento – che la caccia alle streghe è programmata per delegittimare il movimento e Azione Antifascista Teramo, è data dalla precisione con la quale siamo stati inquadrati dai media che si sono occupati della questione. Le volte in cui siamo finiti sulla stampa (per il torneo antirazzista, le varie presentazioni di libri, le molteplici iniziative culturali e politiche) siamo sempre stati confusi con le individualità anarchiche, i gruppi ultras o il partito della Rifondazione comunista della nostra città, in questo massacro sulla carta stampata invece i giornalisti sono stati precisi e puntuali nel citarci come Azione Antifascista Teramo, in modo tale da additarci all’opinione pubblica nazionale come i mostri da carcerare. Non staremo a guardare ma ci difenderemo da queste calunnie”.

A difendervi fate bene, la precisione da parte dei giornalisti è d’obbligo, ma in questo Paese è fin troppo facile, ogni volta, prendersela coi media. Lungi da me difendere a spada tratta la categoria: lo guardo dal di dentro il giornalismo e sono spesso critica nei suoi confronti e nei miei. Però questo è un lavoro, malvisto, malpagato, spesso sotto attacco, ma è un lavoro che tanti fanno con onestà, sacrificio e passione. Per questo merita rispetto. Lo stesso che io, e molti miei colleghi, vi diamo quando serenamente pubblichiamo le vostre lettere o ci precipitiamo in piazza per una vostra conferenza stampa convocata all’ultimo minuto via Facebook. (Volevamo esserci, per sentire voi. E ci siamo stati! Come quella volta in cui avete organizzato la presentazione di un libro in piazza Sant’Agostino ed avete dato voce ai giovani aggrediti qualche sera prima in piazza Dante. Volevamo essere anche lì).

Lo stesso rispetto che ho per chi lotta per un ideale, per chi fa dell’antifascismo un intimo stile di vita, per chi dalla storia ha imparato che le parole possono essere armi più incisive delle lame. Conosco l’antifascismo, lo conosco però per come me l’ha insegnato mia nonna che ai tempi sposò la causa dei partigiani ma non negò un tozzo di pane ad un tedesco ferito. Lei rispettava gli esseri umani prima ancora degli ideali.

teramo capitale cultura classica

Teramo diventa capitale della cultura classica

TERAMO – Per il potente ministro di re Ferdinando IV di Borbone, John Acton, Teramo nel Settecento era “l’Atene del regno”. Una vocazione per la cultura classica che oggi viene confermata dalla scelta del capoluogo aprutino come sede della nona edizione del Certamen Sallustianum.

Centro nevralgico e polo di riferimento per i circa 120 studentiprovenienti da tutta Italia (ma anche da Tunisi e Atene, quella greca) non potrà che essere il Liceo Classico ‘Melchiorre Delfico’. Sarà nelle prestigiose aule di una delle più antiche scuole teramane, infatti, che si svolgeranno le prove che ruotano attorno all’opera di Sallustio, storico di origini aquilane che ha legato il suo nome ad alcuni dei testi fondamentali della cultura classica.

Gli studenti partecipanti si divideranno in due sezioni: la prima prevede una gara di versione dal latino e relativa interpretazione critico-filologica di un brano tratto dalle opere di Sallustio (riservata agli alunni delle classi seconde e terze del Liceo Classico e delle classi quarte e quinte del Liceo Scientifico, Linguistico, delle Scienze Umane); la seconda consiste nella stesura di un saggio breve su un argomento storico-letterario, relativo alle opere di Sallustio, riservata solo agli alunni delle ultime tre classi dei licei italiani all’estero, dei licei dei Paesi del Mediterraneo, dei licei internazionali e dello Scientifico-tecnologico italiano. Le prove, della durata di sei ore, si svolgeranno il 28 aprile, con inizio alle 8.30, presso il Liceo Classico di Teramo. I vincitori, decretati da una commissione giudicatrice, riceveranno diplomi e premi in denaro, e saranno proclamati nel corso della cerimonia in programma lunedì 30 aprile. Inoltre, i vincitori conquisteranno la possibilità di prendere parte alle Olimpiadi della cultura classica, in programma a Venezia alla fine di maggio.

“Credo molto nella cultura classica perché tiene vivi i valori della persona”, ha commentato la preside del ‘Delfico’, Loredana Di Giampaolo, presentando la manifestazione. Un impegno, quello dell’istituto, che non si esaurisce con il supporto logistico. Infatti, gli alunni del liceo della Comunicazione (indirizzo specifico del Classico) metteranno in scena una tragedia di Euripide, “Le Troiane”, che verrà rappresentata sabato 28 aprile, alle 21, presso la Sala polifunzionale della Provincia.

Il Certamen Sallustianum si inserisce nella Settimana della cultura classica, che prevede diversi altri appuntamenti collaterali. Venerdì 27 aprile, giorno di arrivo delle delegazioni scolastiche a Teramo, gli studenti e i docenti verranno accompagnati a visitare le mostre in atto nei musei cittadini e, nel pomeriggio, è in programma una passeggiata sulla Via Sacra, con l’archeologo Vincenzo Torrieri e il recital di poesie d’amore degli studenti del Classico. Il giorno successivo, mentre i ragazzi saranno impegnati nelle prove del Certamen, gli accompagnatori parteciperanno al convegno di studio ‘Le grandi vie delle civiltà: popoli in cammino’, presso il Museo archeologico ‘Savini’. Lunedì 30 sarà il giorno delle premiazioni cui seguirà, nell’aula magna del Convitto, la cena ‘Tra cibi e sapori antichi: il percorso delle golosità’, momento per apprezzare anche le specialità gastronomiche locali. La chiusura della Settimana della cultura classica è prevista giovedì 3 maggio, con un incontro finale che tirerà le somme dell’esperienza vissuta.

Ad organizzare il Certamen è il Centro Studi Sallustiani di Sassa, in provincia de L’Aquila, nato circa vent’anni fa. “Ci siamo posti un interrogativo – ha dichiarato la vice presidente Elda Fainella – se rimanere nelle torri d’avorio e fare ricerca, o divulgare i risultati delle nostre ricerche al grande pubblico, anche quello estraneo alla cultura classica. Abbiamo scelto la seconda strada, e il tema scelto quest’anno vuol fungere anche da stimolo per una riflessione sui legami culturali tra l’Italia e i Paesi del Mediterraneo, che ci sono sempre stati insieme alle migrazioni dei popoli. Spostamenti di genti – ha concluso – che fin dall’antichità hanno rappresentato anche un fatto positivo”.

sicurezza lega nord

Sicurezza e rigore, la Lega Nord lancia la sfida

MARTINSICURO – “Siamo cittadini agli arresti domiciliari”, reclusi in casa propria causa delinquenza e immigrazione irregolare. Il tema della sicurezza continua a tener banco in vista delle amministrative d’inizio maggio e questa volta il richiamo alla lotta al crimine in città arriva dalla base leghista riunita questa mattina nella sede di via Vezzola, quartiere Tronto, per presentare il candidato sindaco Francesco Tommolini e i 13 aspiranti consiglieri del partito del Carroccio.

LE RONDE A MARTINSICURO – “Martinsicuro ha vissuto un drammatico aumento della criminalità negli ultimi anni”, taglia corto Tommolini, 48 anni, impiegato tecnico ed ex assessore ai Lavori Pubblici, in quota Pdl, nell’amministrazione uscente Di Salvatore. “Noi non siamo contro gli extracomunitari regolari né vogliamo gli ‘squadroni’ in città – continua l’esponente leghista – ma condanniamo l’immigrazione clandestina e chiediamo a tutti di risvegliare il loro orgoglio per riappropriarci di questo territorio e difenderlo con le unghia e con i denti”. Parole perfettamente in linea con le tre proposte avanzate: un tavolo permanente per la sicurezza, l’istituzione delle ‘ronde’ composte da cittadini sulla scorta di altre realtà del Nord e il potenziamento della caserma dei Carabinieri e del corpo dei vigili urbani. “Fatto questo – spiega Tommolini – si può pensare anche ad un commissariato di polizia a Villa Rosa che sia da riferimento per tutta la Val Vibrata. Prima però vanno valorizzate le risorse che già ci sono”. Dai militanti invece la richiesta a gran voce di un regolamento per il controllo delle residenze, mai adottato dal Comune, e di più personale adibito alla sicurezza. “A Martinsicuro ci sono 60 dipendenti in più rispetto a Comuni vicini come Alba Adriatica – tuona un leghista  – una spesa inutile per le nostre tasche mentre si potrebbe investire di più per dare più sicurezza ai cittadini”.

UN PROGRAMMA IN FIERI – Non solo sicurezza nel programma del partito orfano del leader Umberto Bossi, ma anche turismo (“puntiamo sulla destagionalizzazione, la sinergia con altre realtà abruzzesi e a noi vicine per creare interscambi di presenze”); il sociale e la sanità con la richiesta di riqualificare il distretto sanitario di Martinsicuro e potenziarlo con il pronto soccorso; il lavoro, l’economia e il settore della pesca (tra le idee in cantiere “la costruzione del nuovo braccio a mare del porticciolo, la sistemazione dei box, una draga per la manutenzione del fondale e un controllo più attento sulla qualità delle acque alla foce del Tronto). “Il nostro – ci tiene a precisare però Tommolini – non è un programma ancora chiuso. Per ora abbiamo messo ‘nero su bianco’ alcuni punti programmatici da sviluppare in queste ultime settimane che ci separano dalle elezioni del 6 e 7 maggio attraverso il confronto con cittadini, settori produttivi e sociali”.

IL CINEMA AMBRA E IL PONTE ‘DE MEO-FADANI’ – Nel programma, il Carroccio chiede poi rigore e lungimiranza sul piano degli investimenti e delle opere pubbliche: “Le poche risorse a disposizione – spiega l’ex assessore Tommolini – vanno usate per la manutenzione del territorio e le opere di cui Martinsicuro ha davvero bisogno. Ci sono intere aree da riqualificare salvaguardando le aree agricole e naturali dal rischio di cementificazione”. Tra i progetti in cantiere, un ponte che unisca Martinsicuro alla vicina Porto D’Ascoli, nelle Marche, con l’ingresso da Nord intitolato ad Antonio De Meo e quello da Sud a Emanuele Fadani (i due giovani uccisi nel 2009 a Villa Rosa e Alba Adriatica da gruppi rom): “Un gesto simbolico – spiega Tommolini – per non dimenticare quello che è successo in questo territorio ormai quasi tre anni fa”. La stoccata finale alla giunta Di Salvatore e al centrodestra arriva invece sulla riqualificazione del vecchio Cinema Ambra in una struttura polifunzionale con annesso teatro: “Da consigliere mi sono opposto, senza esito, al progetto passato in Consiglio un mese fa – tuona Tommolini – è ingiusto impegnare 3milioni e 300mila euro per qualcosa di cui si può fare a meno. Non sono contrario alla riqualificazione del cinema, ma adesso, con i pochi fondi che ci sono, le priorità sono di sicuro altre”.

I CANDIDATI – A sostenere programma e Tommolini, i tredici candidati leghisti presentati questa mattina insieme al coordinatore regionale e al responsabile provinciale della Lega Nord Abruzzo, rispettivamente Claudio e Antonio Burrini. Una lista eterogenea, con quattro donne, operai e rappresentanti delle categorie produttive, giovani ma anche quattro ‘over 60’. E poi i fuoriusciti dal Pdl o comunque provenienti dall’esperienza amministrativa della giunta Di Salvatore (oltre a Tommolini, gli attuali assessori al Turismo, Patrizia Ciufegni, e allo Sport, Alberto Tuccini). Dal candidato sindaco, infine, un ringraziamento particolare a Lucia Di Virgilio in De Meo, la madre di Antonio De Meo, oggi assente per questioni di salute: “Lucia ci ricorda una nota dolente per Martinsicuro. E’ una donna forte che è scesa in campo non per fare propaganda ma per ricordarci sempre il dramma che si è consumato nella nostra comunità”.

IL DECALOGO DELL’ELETTORE – In chiusura una nota di colore, e cioè le riflessioni “tra il serio e il faceto” contenute nel ‘decalogo dell’elettore’ che in questi giorni i candidati della Lega stanno consegnando in città. In ‘soldoni’, dieci suggerimenti utili per ‘sopravvivere’ alle amministrative 2012: si va dalla cortesia da dimostrare sempre a qualsiasi candidato, ai “buffet, porchette e cene a sbafo” da non disdegnare, fino ai consigli sul come “essere preda e non cacciatore di voti” oppure “lepri e non fagiani”. Dulcis in fundo, l’invito finale agli elettori: “Non dimenticate mai. Non è un’amministrazione a fare un buon paese; è il Paese a fare la buona Amministrazione”. Un po’ sinistro come invito in questi giorni di scandali leghisti, ma il motto ha un fondo di verità.

castel cerreto natura e sport

Castel Cerreto, dove la natura abbraccia lo sport

La Riserva regionale di Penna Sant’Andrea diventerà Centro di preparazione di marcia e mezzofondo grazie a un progetto dell’Atletica Vomano

PENNA SANT’ANDREA – I grandi campioni dell’atletica potranno, in un futuro non troppo lontano, allenarsi nello splendido scenario naturale della Riserva regionale di Castel Cerreto. Grazie ad un progetto della Bruni Pubblicità Atletica Vomano, infatti, nell’area protetta istituita nel 1991 sta per sorgere il Centro di preparazione regionale di marcia e mezzofondo.

La collaborazione tra la società di atletica leggera di Morro d’Oro (tra le massime realtà a livello nazionale) e la cooperativa Floema, che gestisce la riserva per conto del Comune di Penna Sant’Andrea, durerà tre anni con possibilità di rinnovo, e nasce con un obiettivo ben preciso: “Far conoscere il territorio attraverso lo sport”. È il direttore tecnico dell’Atletica Vomano, Gabriele Di Giuseppe, vicepresidente regionale della Fidal (la federazione di atletica leggera), a fissare in una frase il progetto che sta nascendo.

“La Riserva di Castel Cerreto è un gioiello naturale ai piedi del Gran Sasso e a due passi dai centri più importanti della provincia – spiega Di Giuseppe – Come spesso accade, sono pochi a conoscere queste splendide realtà che il nostro territorio è in grado di offrire. Quando l’ho visitata, ho capito subito che lì ci sono tutte le condizioni, climatiche e ambientali, per organizzare i piani di allenamento degli atleti”. Percorsi diversificati nel bosco e sull’asfalto, pianura e saliscendi, aria pura, silenzio e tranquillità, ma anche strutture ricettive adatte per il ritiro degli atleti. La riserva, infatti, dispone di una foresteria in grado di ospitare fino a ventidue persone, dotata anche di cucina per poter controllare i regimi alimentari degli sportivi. Lo spazio esterno, inoltre, si presta ad essere attrezzato come palestra all’aperto per gli esercizi di potenziamento muscolare. Nella sede della Riserva, in paese, ci sono anche due aule didattiche multimediali da cinquanta e duecento posti, utili per briefing e lezioni.

Sarà l’Atletica Vomano a gestire il centro di preparazione marcia e mezzofondo, in stretta collaborazione con il Comitato regionale Fidal che ne avrà la disponibilità. “Ospiteremo le società e gli atleti che ne faranno richiesta – prosegue Di Giuseppe – puntando ad un richiamo soprattutto da fuori regione, con l’obiettivo di diventare punto di riferimento nel Centro Italia”. Sono molte, infatti, le società del centrosud della penisola costrette a lunghe trasferte fino ai paesi alpini dotati di strutture ricettive e di allenamento adeguate allo scopo. Per loro sarà una piacevole novità scoprire un centro all’avanguardia in questo angolo della nostra provincia. “Senza dimenticare che siamo a due passi da Teramo e dalla sua pista di atletica della Gammarana– osserva il vicepresidente dell’atletica abruzzese – che metteremo in condizione di raggiungere anche attraverso dei servizi di trasporto con degli autobus”.

L’inaugurazione del centro è imminente. La data scelta è quella del 25 aprile e comunque non si andrà oltre i primi giorni di maggio. I primi atleti ad essere ospitati a Castel Cerreto saranno marchigiani. “L’obiettivo immediato è quello di sviluppare le attività giovanili – afferma Di Giuseppe – ma poi, quando la realtà si sarà consolidata, punteremo a far arrivare da noi anche campioni di livello internazionale”. Il tutto rientra in un’ottica moderna di marketing territoriale e di promozione turistica. “La valorizzazione del territorio è da anni tra le finalità dell’Atletica Vomano. Organizziamo per i nostri ragazzi campi estivi, prima ai Prati di Tivo, poi sul Piano delle Cinquemiglia, proprio per mettere in contatto lo sport con l’ambiente e le bellezze naturali dell’Abruzzo”. La Riserva di Castel Cerreto, tra l’altro, ha sentieri attrezzati anche per i portatori di handicap, caratteristica che apre la collaborazione con la società di atletica di Morro d’Oro anche a risvolti sul sociale. “Stiamo pensando anche a dei progetti per combattere l’obesità nei bambini”, rivela il dirigente.

“In provincia di Teramo abbiamo potenzialità e condizioni ideali che ad oggi non si conoscono – conclude Di Giuseppe – noi vogliamo metterle in risalto e valorizzarle. Per farlo chiediamo attenzione e considerazione anche da parte delle istituzioni”. Che non potranno far finta di niente davanti ad un progetto che punta a trasformare una riserva naturale poco frequentata in un centro d’attrazione per atleti, sportivi e turisti da tutta l’Italia.

martin cerreto

Martinsicuro, ecco le liste: non c’è Fli

MARTINSICURO – La sorpresa dell’ultim’ora è l’abbandono di Fli, che non ha presentato la lista per le elezioni amministrative di Martinsicuro. Il candidato sindaco Toni Lattanzi, coordinatore provinciale del partito, non sarà della competizione: la formazione politica impegnata nella nascita del Terzo Polo esce, così, di scena.

“E’ stata una mia decisione di cui mi assumo le responsabilità – dichiara Lattanzi a L’altra Parola, dopo la conferenza stampa di questa mattina – ma ho preso atto che non c’erano le condizioni. Ritengo che sia stata la scelta migliore”. Anche contro la volontà del partito che, forse, avrebbe voluto comunque essere presente. Ma troppo forti appaiono i due schieramenti maggiori e la lista civica ‘Città Attiva’ per pensare di poter vincere e, inoltre, ci sarebbe stato il concreto rischio di non eleggere alcun consigliere pur ottenendo un buon risultato. “Avremmo creato un effetto capace di falsare le elezioni – aggiunge Lattanzi – rischiando di favorire chi cavalca l’antipolitica, perciò ci siamo tirati indietro per rispetto dei martinsicuresi”.

A pesare nella scelta anche il progetto sfumato di dar vita subito al Terzo Polo (l’Udc appoggia Vagnoni, l’Api sta con Buonaspeme): “Noi rimaniamo il fulcro del progetto che non dev’essere solo la somma dei partiti attualmente coinvolti, ma deve aprirsi alle associazioni, ai cittadini e ad altri soggetti oggi impegnati in altri partiti”. Come si comporterà ora il Fli? “Guardando le liste non pensiamo che possano governare per cinque anni e comunque non darebbero quel cambio di direzione che Martinsicuro aspetta – è convinto Lattanzi – Continuerò a lavorare per la nascita del Terzo Polo, anche contro chi ha posto il veto alla lista unitaria per vecchie questioni personali tra esponenti dell’Udc e del Fli”. Giovedì sera, intanto, gli iscritti e i simpatizzanti di Futuro e libertà si riuniranno per decidere se dare il loro appoggio ad una delle liste in campo o lasciare libertà di scelta sul voto del 6 e 7 maggio.

LE LISTE – Altro colpo di scena dell’ultimo momento riguarda la civica ‘Martinus’. All’atto della presentazione della documentazione, la lista dei candidati a supporto di Gianfranco Tommolini non è stata accettata. Saranno quattro, quindi, le liste e i rispettivi candidati sindaci che si contenderanno la poltrona di primo cittadino. Il centrosinistra si presenta unito sotto il nome ‘Cambiamo Insieme’. Pd, Idv, Sel, Sum, Verdi, Api e Socialisti hanno trovato già da tempo l’accordo sul nome di Andrea Buonaspeme, 38 anni, consulente per l’innovazione. I sedici candidati della lista sono: Gianni Alessandrini (architetto, 56 anni), Giorgio Anedda (dirigente settore farmaceutico, 48 anni), Simona Antonini (assistente sociale, 32 anni), Concetto Benizi (pensionato, 67 anni), Giuseppe Capriotti (laureato in Scienze Politiche, 30 anni), Giovanni (detto Gianni) Carbone (operaio, 55 anni), Dante Cicchi (geometra, 39 anni), Amalia Cocchini (medico del lavoro, 55 anni), Guido D’Ascanio (ingegnere, 42 anni), Daniela De Luca (ragioniera, 52 anni), Elisa Foglia (avvocato, 31 anni), Marco Foglia (professore, 60 anni), Marco Massetti (commerciante, 37 anni), Mauro Paci (impiegato, 58 anni), Massimo Pulcini (sostituto commissario di Polizia, 53 anni), Paolo Verdecchia (studente, 21 anni).

Diverso il discorso nel centrodestra, che perde un pezzo importante come la Lega Nord (era parte della Giunta uscente di Abramo Di Salvatore con Alberto Tuccini). Candidato sindaco è il giovane rampante del Pdl truentino, Massimo Vagnoni(avvocato, 35 anni), consigliere provinciale e comunale. La lista ‘Progetto Comune’ è appoggiata da Pdl, Udc, Liberalsocialisti e La Destra. Questi i candidati: Giuseppina (detta Pinuccia) Camaioni (Liberalsocialisti), Marco Bruno Cappellacci (Pdl), Gottardo Ciapanna (La Destra), Concetto Di Francesco (Udc), Antonio Di Tommaso (Pdl), Mauro Ferri (Udc), Laura Leoni (La Destra), Roger Marconi (indipendente), Giulio Martiniani (indipendente), Marcello Monti (Udc), Vincenzo Ritrovati (Udc), Mario Silvestrone (Pdl), Simone Staffilani (indipendente), Alduino Tommolini (Martin Rosa), Silvia Tommolini (indipendente), Ottavia Vallese (Pdl).

La Lega Nord, come detto, corre da sola con pezzi importanti fuoriusciti dal Pdl. A partire dal candidato sindaco, Francesco Tommolini, geometra di 48 anni, assessore dimissionario della Giunta Di Salvatore. A comporre la lista ci sono Patrizia Ciufegni, Cristian Manca, Alberto Tuccini, Franca Ferreri, Pino Rella, Raffaele Fiorentino, Fiorenzo Martiniani, Dante Rossoli, Mauro Ciampetti, Paolo Antelli, Roberto Del Toro, Silvano Ambrosi, Lucia Di Virgilio.

Pronta ai blocchi di partenza anche la lista civica ‘Città Attiva’, con il candidato sindaco Paolo Camaioni (46 anni, dirigente d’azienda), già presentatosi autonomamente alle scorse elezioni, con un ottimo riscontro di voti. I candidati sono Stefano Ciapanna (45 anni, commercialista), Andrea D’Ambrosio (42 anni, ingegnere), Massimo Corsi (37 anni, consulente finanziario), Marco Ceci (40 anni, libero professionista), Paolo Cistola (46 anni, commerciante), Sandro De Angelis (45 anni, category manager), Olivo De Cesaris (50 anni, responsabile magazzino), Orlando Di Paolo (30 anni, istruttore scuola calcio), Giulio Eleuteri (45 anni, imprenditore), Boris Giorgetti (37 anni, avvocato), Silvano Lupacchini (44 anni, sovrintendente corpo forestale dello Stato), Federico Nardi (47 anni, commerciante), Roberto Prosperi (22 anni, dipendente Media World), Roberta Spinosi (48 anni, operatore turistico), Debora Vallese (38 anni, architetto), Sandro Ventresca (60 anni, luogotenente carabinieri in congedo).

Martinsicuro è il comune più grande della provincia di Teramo in cui si andrà al rinnovo delle cariche amministrative. Sedici i consiglieri che siederanno in Consiglio, dopo l’applicazione delle riduzioni del 20% per i Comuni con più di 10mila abitanti, cinque gli assessori in Giunta.

turismo e borghi

Turismo ‘slow’ e borghi, la formula del rilancio

TERAMO – L’elogio della lentezza torna di moda in periodi di crisi. Addio alle frenesie dei tempi andati, la congiuntura impone ‘calma nell’azione’, direbbe Nietzsche, e più tempo per se stessi e la propria sfera vitale. Così è nel quotidiano, ma perché no così è anche nel tempo del ‘non lavoro’ e del viaggio.

E’ il turismo ‘slow’, lento appunto, un nuovo stile di chi sceglie una vacanza ‘eticamente responsabile’, più attenta a luoghi, identità e valori del territorio che visita. Da filosofia del neo-viaggiatore contemporaneo a nuova occasione di sviluppo il passo è breve. Così la pensa l’architetto teramano Raffaele Di Marcello, tra i relatori al seminario ‘Il turismo come occasione di rinascita del territorio’ in programma ieri pomeriggio all’Università di Teramo.

‘TURISMO SLOW’, UN MODELLO DI RILANCIO – Destagionalizzazione, fidelizzazione del cliente-turista, ricadute economiche e occupazionali oltre che della domanda turistica: questi i vantaggi per i territori che scelgono di investire nel ‘turismo lento’. “Il viaggiatore slow entra in sintonia con i luoghi che visita – spiega Di Marcello – cerca novità ma soprattutto autenticità. Enfatizza il viaggio più che il soggiorno. Per soddisfarlo c’è bisogno di un’offerta che faccia leva su valori etici e prodotti nuovi: sostenibilità, responsabilità, ma anche enogastronomia ‘slow’ dalla filiera corta, itinerari nella natura e così via”. Occasione di ‘rinascita’ e crescita dicevamo. Specie per l’Abruzzo e per una provincia come quella teramana che fa del patrimonio storico-culturale, della natura e della cucina i suoi punti d’attrazione: “Le potenzialità ci sono – continua l’architetto – non abbiamo nulla da invidiare ad altre regioni come la Toscana per paesaggio, cultura e tradizioni. Che poi sono gli elementi su cui si basa del ‘turismo slow’”.

Basta impegnarsi, a partire dal recupero del patrimonio edilizio, artistico e culturale. Ad esempio dai borghi rurali e di montagna, più di cento in tutta la provincia, spesso abbandonati e vittima dell’isolamento e dello spopolamento che dagli anni ’50 in poi hanno colpito l’entroterra teramano. “Il recupero dei beni deve passare attraverso la loro tutela. Questa è la vera chiave – dice Raffaele Di Marcello – “in troppi casi gli interventi su palazzi e case storiche sono stati fatti senza tener conto dei vincoli architettonici. Esempi ci sono a Rocca Santa Maria, Padula di Cortino, ma anche Pietracamela che pure è segnalato tra i ‘borghi più belli d’Italia’. L’altro segreto è pensare non solo al recupero dei beni edilizi e architettonici, ma anche del tessuto sociale in cui sono inseriti. In fondo conoscere la storia e la vita di una comunità è sempre necessario per costruire il suo presente e ancor più il suo futuro”.

L’ALBERGO DIFFUSO, “COME UN QUADRO DI DE CHIRICO” – Esempio per antonomasia di modello di rilancio turistico attento a luoghi e storia è l’albergo diffuso. “La sua filosofia – dice Anna Piersanti, dottoranda in Politiche sociali e Sviluppo locale all’ateneo teramano e anche lei tra le relatrici del seminario – è quella di recuperare a fini turistici gli abitati non utilizzati. Ciò che la caratterizza e distingue è la sua appartenenza ad una ‘comunità viva’. E’ un po’ come un quadro di De Chirico in cui ci sono elementi fissi – la casa-albergo, la sua architettura – ed elementi mobili offerti dal territorio in cui è inserito come sua parte integrante”.

Nato in Portogallo, in Italia una prima esperienza pioneristica di albergo diffuso c’è stato in Friuli nella fase della ricostruzione dopo il terremoto del 1976. Il primo vero esempio nasce però nel 1989, a San Leo nel Montefeltro, su ispirazione del sociologo ed esperto di marketing turistico Giancarlo Dall’Ara. Si arriva così a Santo Stefano di Sessanio, nell’aquilano, diventato famoso in tutto il mondo dopo il recupero della società Sextantio che l’ha trasformato in un vero e proprio “modello di sviluppo integrato in cui il recupero architettonico e delle tracce ‘del vissuto’ si è unito alla valorizzazione del patrimonio ‘minore’ di tradizioni e cultura, alla proposta enogastronomica e al recupero del tessuto sociale autoctono”. “Ad oggi – prosegue Anna Piersanti – in Italia ci sono 56 esempi di alberghi diffusi, nel 2011 erano 52. E’ un fenomeno in crescita ormai dal finire degli anni ’80 grazie anche alleggi regionali che l’hanno inquadrato a livello normativo (ad eccezione di Abruzzo, Campania, Piemonte e Sicilia) e grazie alla proposta di sviluppo che mette in campo, meno omologata e più sostenibile rispetto ad altre offerte massificanti e standardizzate”.

Recupero e valorizzazione dei borghi teramani al centro anche dell’intervento di Giuliano Di Flavio del Settore Urbanistica della Provincia di Teramo che ha presentato il ‘Progetto Borghi’ dell’Ente di Via Milli. Uno ‘studio vasto’ pensato ormai più di dieci anni fa che punta sul rilancio economico – e non solo turistico – di 15 borghi delle aree montane della Laga e del Gran Sasso teramano, da Valle Castellana fino a Crognaleto, passando da Rocca Santa Maria e Cortino. Il progetto, che interessa una popolazione di oltre 39mila abitanti, è in una seconda fase di approfondimento dello ‘stato di salute’ e della vitalità dei luoghi scelti per il recupero.

Il seminario di studio “Il turismo come occasione di rinascita del territorio. Il recupero del patrimonio edilizio per lo sviluppo turistico e sociale” è stato organizzato dal dottorato di ricerca in Politiche sociali e Sviluppo locale dell’Università di Teramo in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Teramo, la Provincia di Teramo e l’associazione per lo sviluppo locale Itaca. Moderatore il coordinatore del dottorato di ricerca, Everardo Di Minardi. Tra i presenti, fra gli altri, il preside della facoltà di Scienze della Comunicazione Enrico Del Colle, il presidente dell’Ordine degli Architetti di Teramo, Giustino Vallese, l’assessore provinciale all’Urbanistica, Vincenzo Falasca, e il presidente dell’associazione Itaca, Mauro Vanni.