turismo e borghi

Turismo ‘slow’ e borghi, la formula del rilancio

TERAMO – L’elogio della lentezza torna di moda in periodi di crisi. Addio alle frenesie dei tempi andati, la congiuntura impone ‘calma nell’azione’, direbbe Nietzsche, e più tempo per se stessi e la propria sfera vitale. Così è nel quotidiano, ma perché no così è anche nel tempo del ‘non lavoro’ e del viaggio.

E’ il turismo ‘slow’, lento appunto, un nuovo stile di chi sceglie una vacanza ‘eticamente responsabile’, più attenta a luoghi, identità e valori del territorio che visita. Da filosofia del neo-viaggiatore contemporaneo a nuova occasione di sviluppo il passo è breve. Così la pensa l’architetto teramano Raffaele Di Marcello, tra i relatori al seminario ‘Il turismo come occasione di rinascita del territorio’ in programma ieri pomeriggio all’Università di Teramo.

‘TURISMO SLOW’, UN MODELLO DI RILANCIO – Destagionalizzazione, fidelizzazione del cliente-turista, ricadute economiche e occupazionali oltre che della domanda turistica: questi i vantaggi per i territori che scelgono di investire nel ‘turismo lento’. “Il viaggiatore slow entra in sintonia con i luoghi che visita – spiega Di Marcello – cerca novità ma soprattutto autenticità. Enfatizza il viaggio più che il soggiorno. Per soddisfarlo c’è bisogno di un’offerta che faccia leva su valori etici e prodotti nuovi: sostenibilità, responsabilità, ma anche enogastronomia ‘slow’ dalla filiera corta, itinerari nella natura e così via”. Occasione di ‘rinascita’ e crescita dicevamo. Specie per l’Abruzzo e per una provincia come quella teramana che fa del patrimonio storico-culturale, della natura e della cucina i suoi punti d’attrazione: “Le potenzialità ci sono – continua l’architetto – non abbiamo nulla da invidiare ad altre regioni come la Toscana per paesaggio, cultura e tradizioni. Che poi sono gli elementi su cui si basa del ‘turismo slow’”.

Basta impegnarsi, a partire dal recupero del patrimonio edilizio, artistico e culturale. Ad esempio dai borghi rurali e di montagna, più di cento in tutta la provincia, spesso abbandonati e vittima dell’isolamento e dello spopolamento che dagli anni ’50 in poi hanno colpito l’entroterra teramano. “Il recupero dei beni deve passare attraverso la loro tutela. Questa è la vera chiave – dice Raffaele Di Marcello – “in troppi casi gli interventi su palazzi e case storiche sono stati fatti senza tener conto dei vincoli architettonici. Esempi ci sono a Rocca Santa Maria, Padula di Cortino, ma anche Pietracamela che pure è segnalato tra i ‘borghi più belli d’Italia’. L’altro segreto è pensare non solo al recupero dei beni edilizi e architettonici, ma anche del tessuto sociale in cui sono inseriti. In fondo conoscere la storia e la vita di una comunità è sempre necessario per costruire il suo presente e ancor più il suo futuro”.

L’ALBERGO DIFFUSO, “COME UN QUADRO DI DE CHIRICO” – Esempio per antonomasia di modello di rilancio turistico attento a luoghi e storia è l’albergo diffuso. “La sua filosofia – dice Anna Piersanti, dottoranda in Politiche sociali e Sviluppo locale all’ateneo teramano e anche lei tra le relatrici del seminario – è quella di recuperare a fini turistici gli abitati non utilizzati. Ciò che la caratterizza e distingue è la sua appartenenza ad una ‘comunità viva’. E’ un po’ come un quadro di De Chirico in cui ci sono elementi fissi – la casa-albergo, la sua architettura – ed elementi mobili offerti dal territorio in cui è inserito come sua parte integrante”.

Nato in Portogallo, in Italia una prima esperienza pioneristica di albergo diffuso c’è stato in Friuli nella fase della ricostruzione dopo il terremoto del 1976. Il primo vero esempio nasce però nel 1989, a San Leo nel Montefeltro, su ispirazione del sociologo ed esperto di marketing turistico Giancarlo Dall’Ara. Si arriva così a Santo Stefano di Sessanio, nell’aquilano, diventato famoso in tutto il mondo dopo il recupero della società Sextantio che l’ha trasformato in un vero e proprio “modello di sviluppo integrato in cui il recupero architettonico e delle tracce ‘del vissuto’ si è unito alla valorizzazione del patrimonio ‘minore’ di tradizioni e cultura, alla proposta enogastronomica e al recupero del tessuto sociale autoctono”. “Ad oggi – prosegue Anna Piersanti – in Italia ci sono 56 esempi di alberghi diffusi, nel 2011 erano 52. E’ un fenomeno in crescita ormai dal finire degli anni ’80 grazie anche alleggi regionali che l’hanno inquadrato a livello normativo (ad eccezione di Abruzzo, Campania, Piemonte e Sicilia) e grazie alla proposta di sviluppo che mette in campo, meno omologata e più sostenibile rispetto ad altre offerte massificanti e standardizzate”.

Recupero e valorizzazione dei borghi teramani al centro anche dell’intervento di Giuliano Di Flavio del Settore Urbanistica della Provincia di Teramo che ha presentato il ‘Progetto Borghi’ dell’Ente di Via Milli. Uno ‘studio vasto’ pensato ormai più di dieci anni fa che punta sul rilancio economico – e non solo turistico – di 15 borghi delle aree montane della Laga e del Gran Sasso teramano, da Valle Castellana fino a Crognaleto, passando da Rocca Santa Maria e Cortino. Il progetto, che interessa una popolazione di oltre 39mila abitanti, è in una seconda fase di approfondimento dello ‘stato di salute’ e della vitalità dei luoghi scelti per il recupero.

Il seminario di studio “Il turismo come occasione di rinascita del territorio. Il recupero del patrimonio edilizio per lo sviluppo turistico e sociale” è stato organizzato dal dottorato di ricerca in Politiche sociali e Sviluppo locale dell’Università di Teramo in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Teramo, la Provincia di Teramo e l’associazione per lo sviluppo locale Itaca. Moderatore il coordinatore del dottorato di ricerca, Everardo Di Minardi. Tra i presenti, fra gli altri, il preside della facoltà di Scienze della Comunicazione Enrico Del Colle, il presidente dell’Ordine degli Architetti di Teramo, Giustino Vallese, l’assessore provinciale all’Urbanistica, Vincenzo Falasca, e il presidente dell’associazione Itaca, Mauro Vanni.

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Aura, quando la musica fa il giro del mondo

I progetti, i sogni e le ambizioni della band teramana nelle parole del bassista, Matteo De Virgiliis.

TERAMO – Emirati Arabi, Ungheria, Germania, Svizzera. Mezzo mondo a cavallo dei loro strumenti, mossi da passione e professionalità. Loro sono gli Aura, band teramana che, dal cuore hard rock made in Usa, suggestione potente che ne benedì la formazione nel ’92, è oggi portabandiera della musica italiana all’estero.

Non solo. I sei musicisti (Matteo De Virgiliis al basso, Marco Di Blasio e Francesca Lago alla voce, Emanuele Perilli alla chitarra solista, Igor Piccioni alla batteria e Gianmarco Renzi alla chitarra ritmica e tastiera) oggi vantano ben tre repertori. Tre “scalette” diverse e originali, per soddisfare ogni gusto. Perché la musica è la musica, tanta, bella e ricercata, ma il pubblico c’è e vuole divertirsi.

Tempo fa sulle pagine de L’altra Parola scrivemmo di loro, di un loro concerto in quel di Zurigo. Uno spettacolo “complesso” dove le unicità territoriali, i prodotti enogastronomici della nostra regione s’abbracciavano ai colori delle hit sempreverdi italiane. Un’esplosione per i sensi tale, che la curiosità è stata troppa. Allora incontro il loro bassista, Matteo De Virgiliis. Birra e coca cola e la chiacchierata prende forma.

“Abbiamo tre diversi repertori – racconta -: Note italiane che rappresenta una summa della canzone italiana, da Gino Paoli e Lucio Dalla, che portiamo in giro per il mondo con la collaborazione delle ambasciate e degli istituti di cultura italiani locali; poi c’è il tributo ai Beatles al quale teniamo moltissimo e che ci ha permesso di duettare con una certa Sarah Jane Morris; infine il nostro repertorio classico di cover rock e pop dove, dalle sonorità raffinate dei Tears For Fears (Woman in chain), arriviamo fino al revival-dance anni settanta. Un genere, quest’ultimo, caratterizzato da arrangiamenti storici, bellissimi”.

Non di sole cover, però, vivono gli Aura. La band ha già all’attivo tre cd: il primo, omonimo, del ’98 dove la competenza dei sei (tutti praticamente professionisti, e una buona metà anche insegnanti) sprigiona del buon sano rock italiano; un Promo 2001, “più elettronico”; e l’ultimo, Electric Cafe, del 2008.

Iniziamo con il tributo ai Beatles. Una summa delle migliori canzoni dei quattro di Liverpool, “che proponiamo nelle scuole intervallando la musica con racconti sui fab four, ‘lezioni’ sul periodo storico e sulla storia degli strumenti. È uno spettacolo che piace tantissimo ai bambini, tutti sempre entusiasti, che abbiamo portato anche in Puglia”. Musica, progettualità e la cultura come veicolo didattico, ma anche un volano per incontri d’eccezione. “Suonando i Beatles siamo riusciti anche duettare con Sarah Jane Morris, il 30 ottobre scorso allo Sheraton di Bari. Con noi c’era un quartetto d’archi”. Gli Aura non sono nuovi nel mix tra le eterne melodie dei fab four e le suggestioni degli strumenti classici. “Già in precedenza avevamo suonato lo stesso repertorio con un’orchestra della Val Vibrata, la Aco Orchestra diretta dal maestro Luisella Chiarini, a Tortoreto. Peccato non essere riusciti a portare lo stesso spettacolo a Teramo”.

E il live più bello? Matteo prende il cellulare e mi fa vedere una foto. L’immagine, scattata da dietro la batteria, mostra il palco affacciato su un pubblico enorme. “Qui eravamo a Bari – racconta -, era una serata di Capodanno e con noi c’erano anche Checco Zalone e Alex Britti. 30 mila persone, tutte lì a sentire anche la nostra musica. È stato un bel momento” . Tremarella? “Beh – risponde – all’inizio l’emozione è tanta, ma poi parte la musica e tutto fila liscio”.

Con Sarah Jane MorrisSuonare in giro per il mondo, calcare palchi di tutto rispetto, partecipare a diverse trasmissioni, duettare con personaggi famosi (all’attivo anche un’esibizione con la talet scout di Lady Gaga, Wendy Starland). È solo fortuna o c’è altro? “La fortuna è importante – dice – ma è anche vero che premia gli audaci. Noi proponiamo sempre tanti progetti e dalla nostra abbiamo la professionalità, il prendere tutto sul serio cercando di suonare sempre al massimo e bene”. Il segreto, però, è muoversi. “Certo la nostra realtà può essere difficile, e ci piacerebbe che tutte le reatà locali fossero più ricettive, ma anche chi fa cultura ha le sue responsabilità. Ma le differenze tra noi e l’estero – aggiunge – sono comunque grandi. Il 16 marzo – spiega – suoneremo a Berlino. In Germania, e non solo, c’è una cultura diversa: è normale assistere ad un concerto il pomeriggio, ed è normale abbinare ad un’esibizione musicale una mostra o una degustazione di vini. C’è un diverso approccio alla musica, più ‘complesso’, ma in grado di diventare anche un volano economico. La cultura, dobbiamo capirlo, porta indotto. Pensiamo al Puglia sound – spiega ancora -, la manifestazione che ci ha visto insieme a Sarah Jane Morris. Lì hanno venduto tantissimi biglietti ad un prezzo non proprio economico; eppure qui non si riesce a realizzare niente di simile. E i progetti ci sono”.

Non è ancora detta l’ultima parola, però, e intanto, tra un viaggio in Germania e uno in Ungheria, gli Aura fanno capolino anche qui in provincia. “Il 31 marzo suoneremo al Meat di Mosciano Sant’Angelo, mentre il 6 aprile saremo a Teramo, da Empatia”. Buona musica, professionalità e tanto divertimento. Noi ci saremo, e voi?

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Colle San Giovanni, via alla produzione di gas

Adriatica Idrocarburi ottiene il permesso di coltivazione in località Colle Sciarra, nei comuni di Pineto e Atri

ATRI – Il 19 gennaio, il Ministero dello sviluppo economico ha concesso alla società Adriatica idrocarburi il diritto di coltivare idrocarburi gassosi in località Colle Sciarra. Il decreto di rilascio della concessione, denominata Colle San Giovanni, è stato pubblicato nel Buig (Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse) lo scorso 29 febbraio.

L’area in questione coinvolge sia la provincia di Teramo con 22,5 kmq, che quella di Pescara. I comuni maggiormente coinvolti sono Pineto e Atri. La concessione riguarda l’”installazione delle facilities (impianti) di trattamento per la messa in produzione del pozzo all’interno dell’area pozzo esistente; il collegamento del pozzo Colle Sciarra 1 Dir alla Centrale gas di trattamento di Pineto mediante la realizzazione di 2 condotte; l’installazione, presso la Centrale gas di Pineto, di impianti per il trattamento del gas in arrivo dall’area pozzo Colle Sciarra 1 Dir”.

Il parere del Comitato di Valutazione ambientale è arrivato, invece, lo scorso 2 agosto, quindi l’intesa della Regione in data 3 ottobre 2011. Nel documento che certifica il parere favorevole del Via si legge chiaramente che non risultano pervenute osservazioni in merito nonostante la pubblicazione dell’avviso da parte della Regione risalga al 18 gennaio 2011. Sull’istanza di ricerca Colle San Giovanni, il 22 novembre 2011 sia il Comune di Atri che di Pineto hanno dichiarato la compatibilità delle attività con il piano urbanistico dei due enti.